Basket - C'è una morale nel suicidio della JuveCaserta di D'Andrea

08.08.2020 01:25 di  Umberto De Santis  Twitter:    vedi letture
Basket - C'è una morale nel suicidio della JuveCaserta di D'Andrea
© foto di foto pianetabasket.com

"Senza soldi non si canta messa", si dice a Caserta e con forme simili, o più o meno variegate, nel resto d'Italia. Ieri se n'è accorto il presidente dello Sporting Club Nicola D'Andrea che passerà alla storia per essere retrocesso senza nemmeno aver messo una squadra in palestra per la preparazione.

Un piano finanziario articolato era stato il suo programma annunciato, costruito intorno a quel PalaMaggiò che cattedrale nel deserto era, al momento della sua costruzione, e tale sembra destinato a rimanere.

Un piano dove si alternavano imprenditori partners, crowdfunding, Credito sportivo, miraggi di speculazione edilizia dove ogni elemento che si aggiungeva diventava sostegno per quello seguente.

Dove si è lasciato all'immaginazione della gente i nomi dei possibili investitori, dietro la figura dell'ex ciclista riconvertito in presidente di calcetto. Ma sotto la maglietta, parafrasando il thriller di Vanzina, niente.

D'Andrea ha certamente chiamato a raccolta tutte le conoscenze di un mondo come quello del ciclismo che con le sponsorizzazione ci vive da sempre, e come testimonia la presentazione di Zomegnan.

Ma alla fine si è dimostrato tutto solo come un esercizio di finanza creativa, ma anche quella ha bisogno dei fondamentali. Di capitale. E di soldi liquidi, tanto per capirsi terra terra, non se n'è vista traccia. D'altra parte il presidente non li aveva mai nominati i suoi eventuali finanziatori. Se c'erano, si sono evaporati.

Quello che secondo noi ha confermato che non ci fosse trippa per gatti è stata questa candida ammissione di D'Andrea, in un comunicato di fine luglio che diceva "lo Sporting Club JuveCaserta è riuscito ad azzerare l’indice di indebitamento della stagione sportiva 2019-2020, spostando i debiti accumulati dalla vecchia proprietà sulla prossima stagione."

La forma, purtroppo, è anche sostanza: spostare i debiti da un bilancio all'altro si può fare tecnicamente in certe condizioni e si può sperare che nessuno se ne accorga. Ma dirlo a chi quel bilancio lo deve certificare serve a fargli ricalcolare in maniera corretta il documento ricevuto.

Spostare un debito non significa averlo saldato. Se devi fare il Gekko Gordon della pallacanestro italiana, è bene farlo fino in fondo. Ma anche così, il momento del redde rationem sarebbe stato soltanto spostato un poco in avanti. La rivolta dei tifosi all'idea dell'azionariato popolare era già stata in un lampo il termometro di una situazione disperata.