Ettore Messina chiude un ciclo a Milano e con Poeta ne tiene aperto un secondo

25.11.2025 11:45 di  Umberto De Santis  Twitter:    vedi letture
Ettore Messina chiude un ciclo a Milano e con Poeta ne tiene aperto un secondo
© foto di Savino Paolella

Niente da dire: la carriera di allenatore dell'Olimpia Milano di Ettore Messina si era aperta con uno shock, e con un secondo si è chiusa. Quando l'11 giugno 2019 il club annunciò il suo arrivo fu presentato come “President of Basketball Operations”, allenatore e manager insieme. Secondo gli apologeti pennivendoli che non mancano mai e sulla scia degli insegnamenti e dell'esperienza che il coach aveva accumulato negli anni passati nella NBA a San Antonio, quel fritto misto avrebbe garantito alla EA7 un futuro di successo pari a quello che Gregg Popovich aveva garantito agli Spurs dell'era Duncan, Ginobili, Parker. E una organizzazione di primo livello, visto che negli anni c'è stato un deciso restyling aziendale per una struttura che alla fine del 2024 ha dichiarato essere composta da 66 dipendenti. Una scommessa dirigenziale praticamente mai vista in Europa a livello professionistico, tanto che l'attributo è diventato un acronimo (POBO) di cui non esiste a distanza di sei anni una definizione ufficiale negli organigrammi di FIP, LBA e EuroLeague. Secondo noi, come abbiamo ripetuto più volte negli anni con garbo, una gigantesca confusione linguistica in cui Messina faceva e disfaceva, attribuiva o negava, impersonava ogni ruolo dirigenziale in cui i vari titolari - perché l'organigramma lo prevede ancora oggi di averne - diventano di fatto meri esecutori senza volontà propria nè margine di discussione. E con un capo così irascibile e incupitosi con il passare degli anni è bene stare attenti a quello che si dice. In fondo, è quello che potete leggere tra le righe nella lunga lettera che lo stesso Messina ha rilasciato nella serata di ieri: "Ho capito di essere diventato – non da oggi – un fattore di divisione e, di conseguenza, di distrazione." Non entra nei dettagli, ma insomma ci siamo capiti.

Non è stata comunque una impresa facile fin dall'inizio: il primo campionato 2019-20, fu devastato dall'emergenza Covid. Qualche malelingua disse che era stato negato dalla sorte avversa uno scudetto alla Virtus Bologna, che dominava la stagione italiana, ma Messina aveva scansato la prima estate di inevitabili critiche che sarebbe arrivata. Con l'arrivo di Ricci e prima dello scudetto, il vento in poppa porta lo step successivo: le Final Four di EuroLeague alla Lanxess Arena di Colonia nel 2021, e un terzo posto poco consolatorio visto come era sfumata la finale negli ultimi secondi della sfida con il Barcelona. Da lì si doveva continuare la Stairway to Heaven verso quel titolo di Campione d'Europa che manca oramai da troppi anni a Milano, e invece gli anni a seguire e questa conclusione del ruolo di allenatore ci dicono essere stato il punto più alto dell'era Messina all'Olimpia. Dopo il mondo ha cominciato una accelerazione che ci sta quasi travolgendo ancora oggi: la guerra tra Russia e Ucraina, l'esplosione degli stipendi dei giocatori negli USA e dei budget in Europa, la crescita abnorme del numero di giorni in calendario in cui si gioca a pallacanestro, la gestione di giocatori e degli infortuni, l'intervento di Israele nella striscia di Gaza, l'approdo minaccioso di NBA Europe e del suo carico di misteri su come cambierà la pallacanestro nei prossimi anni. Non è semplice governare gli eventi da dietro una scrivania, figuriamoci quando poi si deve anche allenare, scegliere i giocatori sul mercato, curare le relazioni con la stampa spesso oggetto dei suoi strali e meno male che si fanno conferenze stampa soltanto dopo le partite.

A nostro giudizio il momento più basso coincide negli ultimi periodi da dichiarazioni irrispettose della tradizione Olimpia. Nella sala stampa del Palau Blaugrana, nel 2024, Messina arriva a dire "Se pensiamo di dover sempre vincere e di dover essere sempre alle Final Four, sbagliamo." A Barcelona ridono ancora, a Madrid sono ancora più certi di aver sbagliato ad assumerlo nel 2009. A sua disposizione Messina ha avuto in sei anni un budget di spesa superiore mediamente del 150% di quello che ha avuto Pianigiani a Siena (il calcolo lo abbiamo fatto a spanne, un giorno lo faremo più precisi se a qualche lettore interesserà) per vincere sei scudetti di fila. Titoli non sono mancati, ovviamente, e bisogna sempre aver giocato per vincerli e nello sport non è mai scontato il finale. Ettore Messina lascia la panchina con un palmarès tale che Peppe Poeta e tantissimi altri farebbero salti di gioia per potercisi solo avvicinare. Il conflitto interiore tra coach e manager ha avuto una soluzione e questo è soltanto un bene per il club, lo spogliatoio, la prosecuzione del campionato e per Ettore stesso: lo shock di ieri pomeriggio, 24 novembre 2025, chiude un cerchio. Ma siccome non è nostro uso sperticarci in applausi facili, buoni per un pubblico di tifosi assai poco esigenti, chiudiamo con la ricerca della chiarezza invano ricercata in sei anni. Parliamo su cosa sia il "Presidente delle Basktball Operations" nell'organigramma dell'Olimpia Milano e di riflesso su qualunque club che volesse adottare una carica simile. Sapere cosa fa, quali sono i limiti e le caratteristiche di competenze definite. E capire le responsabilità di chi e di come. Se tutti conoscono il proprio ruolo e si impegnano nella maniera corretta, avere un ambiente meno stressato è la prima conseguenza positiva. La seconda, è il sorriso di Peppe che, come ha detto, gli accordi sul suo ruolo li ha raggiunti prima di accettare l'incarico l'estate scorsa.