Il motore del progetto NBA Europe batte in testa per troppe criticità non ammesse

25.12.2025 14:00 di  Umberto De Santis  Twitter:    vedi letture
Il motore del progetto NBA Europe batte in testa per troppe criticità non ammesse
© foto di nba.com

Aldilà dei sorrisi e del clima di entusiasmo che si voleva far trasparire dall'ultimo comunicato congiunto di FIBA e NBA sul progetto NBA Europe che dovrebbe vedere la luce con un primo campionato 2027-2028 (link), il contenuto che si può leggere tra le righe dice esattamente l'opposto. Il faraonico sbarco nel Vecchio Continente, che avrebbe fatto impallidire per dimensioni quello in Normandia del 1944, quello della fee d'ingresso al campionato da 500 milioni, quello dell'incredibile business plan che programmava di portare a regime dei 360 milioni di nordamericani i 450 milioni di europei con equivalente contratto televisivo e che pensava di escludere i mercati piccoli come Serbia e Grecia si è scontrato con una realtà non omologabile a quella degli USA. Un paese dove le componenti immigrate da Italia piuttosto che Francia, Germania piuttosto che Scozia, Polonia, Paesi baltici e quanti altri conservano tradizioni ma parlano lo slang americano, e non disdegnano accanto a pizza e pastasciutta un passaggio al McDonald's o Pizza Hut. C'è la mancanza di reti televisive continentali da mettere in concorrenza per alzare il prezzo dell'asta sui diritti mediatici, c'è la mancata propensione dei ricchi al presenzialismo che fa lievitare i prezzi di biglietti di arene con capienza 20.000 posti che non esistono. C'è un problema di troppe lingue differenti e un altro di sciovinismo, che sarà anche retrò ma è assai radicato. Come radicato è il senso del tifo, che è di appartenenza a una tradizione che NBA Europe naturalmente non potrebbe offrire e scarsamente propenso al consumismo di gadget sportivi che siano maglie, tazze e perfino mutande e calzini. Basta vedere i risultati economici delle squadre di football per farsi un'idea più chiara.

Fosse sola a fare l'operazione, forse la NBA rinvierebbe tutto a data da destinarsi. Ma la FIBA, che vede EuroLeague Basketball come il fumo negli occhi e si rende conto di non aver l'appeal per far crescere una degnissima Basketball Champions League a leader continentale proprio per parecchi dei motivi sopra esposti, non vuole mollare l'osso. Ecco che nella dichiarazione congiunta non si scrive più dei 500 milioni di ingresso, ci si infervorisce sulla possibilità per ogni club di poter arrivare alla partecipazione a NBA Europe senza dire che per esserlo bisognerà oltre a qualificarsi poter disporre di un budget annuale da 30/40 milioni grazie al ribasso (quando le franchigie NBA hanno un salary cap da 154  milioni di dollari), quindi simile a quello delle squadre di EuroLeague, si tira una riga sulla dimensione degli impianti - altrimenti a Barcelona e Roma manco se ne potrebbe discutere - e si continua a non dire quanti soldi NBA e FIBA intendano investire per realizzare le infrastrutture necessarie (facile lavorare con i soldi degli investitori). Una dichiarazione a ribasso che fa risalire in maniera esponenziale le quotazioni di ECA, a nostro giudizio resa sempre più forte dalla vacuità del progetto. La deadline alle squadre che non hanno ancora rinnovato il diritto alla licenza A arriverà il 15 gennaio. Soltanto agli esiti di questa operazione si ricomincerò a discutere di NBA Europe: una coincidenza di date che non depone a favore di un progetto che ha ancora molti punti oscuri da chiarire, dopo che i primi rivelati non sono per nulla positivi.