I nuovi compiti di Pianigiani: ritorno a Primo

I nuovi compiti di Pianigiani: ritorno a Primo

(Mario Arceri) - Nonostante il titolo un po' banale ("Ct e non solo": per fortuna ci hanno risparmiato il "senza se e senza ma"), la conferenza stampa di Gianni Petrucci e Simone Pianigiani, fiancheggiati dal segretario generale Maurizio Bertea e dal vicepresidente federale Gaetano Laguardia, ha offerto spunti molto interessanti e novità significative, per certi versi addirittura rivoluzionarie. Sì, perché si è tornati indietro di quasi mezzo secolo, quindi assai più di quanto ricordato dal presidente ("Vinci assegnò a Cesare Rubini la responsabilità delle Nazionali, maschile e femminile"), visto che le nuove competenze affidate a Pianigiani (o di cui è stato fatto carico il ct, in cambio di un contratto insolitamente remunerativo visti i tempi magri che stiamo attraversando) ricordano sicuramente di più la fiducia che Claudio Coccia accordò a Giancarlo Primo rendendolo il dominus incontrastato della pallacanestro italiana.

C'è da dire che non sempre il ritorno al passato è segno di stagnazione culturale, di mancanza di coraggio innovativo, di assenza di fiducia in nuovi modelli di sviluppo, soprattutto se il punto di riferimento è un "format" tecnico-organizzativo-dirigenziale che fece la fortuna del basket italiano. 

Vale infatti la pena ricordare brevemente che, dopo i confusi primi anni del dopoguerra e dopo la riorganizzazione guidata da Nello Paratore che impose i capisaldi tecnici sui quali cominciare a costruire la nostra pallacanestro e che ci fruttarono una Nazionale capace di sfiorare il bronzo olimpico a Roma '60 e di chiudere al quinto posto i Giochi di Tokyo quattro anni più tardi, fu il suo assistente promosso head coach, Giancarlo Primo, ad assumere nel 1969 i pieni poteri e - rifiutando la definizione di commissario tecnico per attribuirsi quella di Istruttore - a completare la realizzazione di quella che sarebbe diventata la scuola italiana del basket, invidiata per anni da tutto il mondo, Usa esclusi ovviamente.

I risultati, come è noto, furono la crescita delle squadre nazionali, maschili e femminili, fino a raccogliere carrettate di medaglie a livello giovanile e di piazzarsi tra il terzo e il quinto posto al mondo a livello assoluto, alle spalle di Usa e Urss, giocandocela con la Jugoslavia (ogni tanto vincendo) e Cecoslovacchia (spesso vincendo). La stessa cosa con le ragazze, un po' più distanti da un vertice che era patrimonio delle squadre dell'Est, ma in costante ascesa. Ottimi soprattutto i risultati a livello di club, con il dominio italiano (maschile e femminile) negli anni settanta e per buona parte degli anni ottanta.

Sarebbe semplicistico dire che fu tutto merito di Giancarlo Primo (che, fidandosi ciecamente di Tatiana, la sua fedelissima segretaria, preparava personalmente anche le trasferte, scegliendo puntigliosamente viaggi, alberghi, ristoranti), ma è sicuramente vero che gli anni settanta, con Primo "capo istruttore", con gli altri allenatori che seguivano abbastanza fedelmente la filosofia del Maestro (grande studioso della difesa), con un impegno massiccio sul settore giovanile, con un clima generale di euforico interesse per questo sport antico eppure sempre nuovo nella sua propositività, nella sua disponibilità ai cambiamenti, nella sua spettacolarità, furono i più felici per il basket italiano.

Giancarlo Primo aveva la responsabilità dell'intero settore delle squadre nazionali, con Guerrieri e Cerioni al proprio servizio, ma gestiva anche la politica del settore tecnico federale guidando e vigilando la preparazione dei giovani allenatori e l'aggiornamento dei meno giovani, e metteva spesso e volentieri naso e mani nelle cose del Cia, in accordo con Luigi Giordano, affinché il basket nel nostro Paese, avesse un'evoluzione costante, regolare e produttivamente regolata.

Stando alla lettera delle nuove competenze di Pianigiani, annunciate nella conferenza stampa del Parco dei Principi, a Roma, il ct, pur non acquisendo il titolo di Capo Istruttore, avrà più o meno i poteri che un tempo ebbe Giancarlo Primo. Riuscisse ad ottenere subito anche il cinquanta per cento dei risultati ottenuti dal suo illustre predecessore saremmo già a un buon punto.

Oltre al "campo" con la Nazionale maggiore, Pianigiani dovrà "assistere" l'attività giovanile, dettare le linee guida della formazione degli allenatori, interagire  tecnicamente con gli arbitri affinché tra giocatori e coach ci sia un linguaggio tecnico quanto più possibile comune, supervedere l'indirizzo tecnico anche in campo femminile. Insomma, un po' tutto, come a suo tempo Primo. I tempi sono però cambiati e se Giancarlo riusciva a fare tutto e bene con l'aiuto di una sola collaboratrice, Simone potrà avvalersi di una struttura ben più ampia e consolidata, con un "team manager" interno come Claudio Silvestri, di grande esperienza internazionale, di collaboratori tecnici del calibro di Dalmonte, Capobianco, Caja, Cancellieri, Sacripanti.

Il suo lavoro non sarà semplicissimo. Curiosamente, a fronte di un movimento in crisi profonda e quasi irreversibile, le Nazionali femminili si comportano in maniera decorosa, in campo maschile invece sono proprio le squadre nazionali a stentare, mentre il movimento è abbastanza vitale e comunque tale da consentire un interessante lavoro di individuazione e di promozione di talenti.

Pianigiani si è detto orgoglioso del nuovo impegno "perché è bello quando le persone con cui lavori ti chiedono di restare aumentandoti anzi le responsabilità; perché il nuovo tipo di lavoro, nel confermarmi il campo, mi porterà anche fuori dalla palestra; perché mi consente di approfondire sempre di più la conoscenza della nostra pallacanestro, nelle sue diverse realtà anche minori ma assolutamente non trascurabili. Una dimostrazione di quest'attenzione sta anche nell'allestimento della Nazionale sperimentale che ha preso parte ai Giochi del Mediterraneo, della Nazionale di sviluppo che domani partirà alla volta della Cina ed è composta di giocatori di Serie minori, da monitorare e poi seguire con attenzione, attenzione, tra l'altro, che sarà la stessa nei confronti sia degli uomini che delle ragazze".

Simone ha riconosciuto che si tratterà di un "impegno a 360°, ma lo facciamo per il grande entusiasmo che c'è alle spalle, per aprire un dialogo con tutti, per fare meglio e di più giorno dopo giorno".

Con le diverse squadre nazionali giovanili che si apprestano a disputare i propri tornei di categoria, l'interesse è però puntato sulla Nazionale maggiore "che si è guadagnata lo scorso anno simpatie ed un affetto per niente scontati. Sappiamo di non essere squadra da medaglia, ma anche di avere basi di conoscenza, giocatori giovani, entusiasmo. Abbiamo bisogno della collaborazione di tutti: avendola faremmo un grosso passo avanti, anche se avremmo bisogno piuttosto di un bel salto in avanti. In Slovenia avremo tre avversarie difficili, riuscissimo a batterne una passando il primo turno, poi ce la giocheremo con tutti".

Il dilemma Belinelli verrà risolto in settimana: Marco conoscerà i programmi e le volontà dei San Antonio Spurs, la sua nuova franchigia, e potrà vedere se ci sono margini per un'estate in maglia azzurra.

Pianigiani ha sottolineato un altro aspetto: la possibilità di andare a confrontarsi con altre realtà, "con organismi stranieri per capire dove possiamo migliorare, portando però la nostra esperienza: anche noi abbiamo un bagaglio di conoscenze che possiamo esportare".

Petrucci aveva definito il "nuovo" Pianigiani uno "alla Ferguson": "Anche se non mi piace fare paragoni, lo uso per far capire meglio quale sarà il ruolo del ct: il dominus di tutte le scelte". Se basterà al rilancio della pallacanestro (Petrucci: "Vorrei rivedere il basket italiano ai livelli di un tempo"), lo diranno i prossimi mesi. Il basket oggi deve fare i conti e confrontarsi con una realtà sempre più in crisi. Chiudono società antiche come la Stamura di Ancona o club di città importanti come Firenze. Nel solo Lazio, dopo la scomparsa di Rieti, Frosinone e di una squadra di Ostia (gli Sharks) lo scorso anno, quest'estate la situazione è ancora più drammatica: abbandonano Marino e Scauri in Dnb, e ancora Gaeta, Maccarese mentre più in alto, addirittura in LegaDue, Veroli non ha ancora deciso sul suo futuro che non è sereno nemmeno a Latina. I costi sono ormai divenuti insostenibili: chiudere gli occhi di fronte alla realtà, respingere proposte anche di sola sperimentazione di nuovi modelli sportivi laddove quelli conosciuti sono ormai insufficienti, appare una forma gravissima di miopia. E' facile infatti, e molto rapido, precipitare nella crisi, molto più difficile e lungo venirne fuori.