Cunningham e Duren guidano dei Pistons autorevoli a Sacramento
A Sacramento passa una capolista con le idee molto chiare su come imporre il proprio basket. Detroit, in testa a Est e reduce da un filotto da nove vittorie nelle ultime undici, si presenta al Golden 1 Center e mette subito in chiaro la gerarchia: 75-58 all’intervallo, 115-97 dopo tre quarti, con una costante che spiega meglio di qualsiasi altra cifra la serata dei Pistons. La squadra di Monty Williams è la migliore della lega per punti nel pitturato e lo dimostra ancora: 70 punti segnati dentro l’area contro i 48 dei Kings, con Jalen Duren a fare da riferimento fisico (23 punti e 12 rimbalzi, quarta doppia doppia consecutiva e 17ª stagionale) e con un supporting cast che segue la stessa traccia. Cade Cunningham orchestra l’attacco con tempi da veterano: 23 punti, 14 assist e la sensazione di avere sempre il controllo del ritmo, mentre Tobias Harris guida tutti nel tabellino con 24 punti. Attorno a loro ci sono i 19 di Ausar Thompson, sempre più a suo agio tra tagli e transizione, e i 16 dalla panchina di Isaiah Stewart, altra arma interna in un sistema che ha deciso chiaramente dove colpire.
Sacramento ci prova con il talento delle sue stelle, ma paga una serata in cui rincorre praticamente per tutti i 48 minuti. DeMar DeRozan firma 37 punti con il suo solito repertorio di soluzioni dalla media e penetrazioni, Russell Westbrook ne mette 27 e soprattutto raggiunge quota 10.140 assist in carriera, portandosi a una sola lunghezza da Magic Johnson nella classifica all-time NBA. È il dettaglio storico di una notte che però, per i Kings, lascia soprattutto l’amaro in bocca: dieci sconfitte nelle ultime dodici, una rimonta solo abbozzata nel quarto periodo – rientro fino a -8, ma mai davvero la sensazione di poter ribaltare l’inerzia – e la difficoltà cronica a contenere un attacco così fisico nel cuore dell’area. I Pistons, al contrario, escono dalla California con una vittoria che consolida il primato a Est e ribadisce l’identità della squadra: dominate vicino al ferro, affidate la regia a un Cunningham sempre più leader e lasciate che Duren faccia il resto, imprimendo alla partita un marchio di fabbrica che in questo momento pochissime difese riescono a tenere.