La (mancata) comunicazione federale manda alla gogna Datome e Pozzecco

Come nel caso Banchero, nella vicenda Donte Divincenzo la FIP "si costerna, s'indigna, s'impegna, poi getta la spugna con gran dignità" come avrebbe cantato il sommo De Andrè, fatto salvo che ci sono similitudini, ma anche alcune differenze tra le due vicende. Noi pensiamo che, al di là dello sfortunato impegno di Datome e Trainotti nel portare in Italia finalmente un oriundo che possa fare la differenza, ci sia un grosso problema di comunicazione. Mercoledì mattina, siamo al 30 luglio giorno in cui Fontecchio e Divincenzo possono cominciare ad allenarsi con i compagni, si avverte che una non programmata conferenza stampa della Nazionale si svolgerà nel primo pomeriggio a Milano, nella sede del comitato lombardo. C'è chi pensa: "Diavolo, ce l'hanno fatta. Ieri Donte è andato a ritirare il passaporto al consolato di Chicago, alle 20 o giù di lì si è imbarcato sul volo United con arrivo a Malpensa alle 13:30, vanno a prenderlo in pompa magna Pozzecco e Datome, uh che bello." Ma rapidamente si fa strada l'ipotesi contraria: sarà mica un calesse?
Coach Pozzecco è, in senso buono, un "animale mediatico": si strappa la camicia in campo, entra negli spogliatoi con una macchinina giocattolo, salta in collo ad Antetokounmpo. E' anche disponibile per dire le necessarie cose scontate in conferenza stampa dove deve misurare le parole, anzi centellinare, perché non ci siano dubbi sull'autenticità dell'infortunio, per esempio, come per non far sentire l'arrivo di Darius Thompson come un ripiego umiliante a giornalisti e tifosi che magari non aspettano altro che di sentirlo. Gigi Datome, l'ultimo arrivato in Federazione e ancora in pieno apprendistato nel ruolo, fa del suo meglio per dare una cronistoria di eventi di cui nessuno sa nulla. Ecco che torna il blackout comunicativo. Non il 29 ma ben sette giorni prima, il 22 luglio, Divincenzo è stato a Chicago per sbrigare le ultime formalità. Una buona comunicazione avrebbe fatto fare il giro del mondo alla foto del passaporto con la stretta di mano del giocatore di Minnesota con il console. Non averla scattata e pubblicata fa pensare al complotto: sapevano già che non sarebbe venuto? Qualcuno si era dimenticato di avvisare Donte che lui vorrà pur giocare Mondiali e Olimpiadi, ma adesso ci sono gli Europei che, come dice Pesic "sono più importanti e impegnativi dei Mondiali?"
E come al solito, la faccia non ce l'ha messa chi era preposto a farlo. Dopo aver smosso mari e monti e incassato maturati dividendi politici, il presidente federale Petrucci era riuscito ad avere l'impossibile da parte di un governo che aveva approvato una stretta sulle facili italianizzazioni di discendenti di italiani all'estero alla fine di marzo 2025, con la bufala dei "meriti speciali" che nessuno sa ove siano. Noi tutti contenti all'italica maniera, tanto a caval donato non si guarda in bocca. Buttato tutto al macero ma, diamine, prendere un Frecciarossa rimborsato a piè di lista e arrivare da Roma a Milano prima del buon Gigi in automobile da Folgaria sarebbe stato necessario. Invece stamani nemmeno un breve commento sulla governantiva Gazzetta dello Sport. Sparito dai radar della pallacanestro. Magari ci avrebbe convinto che la precettazione di Darius Thompson già nella convocazione del 18 luglio non era stata premeditata dalla consapevolezza di questo esito (o magari si, ed essere stati chiari fin dal principio avrebbe fatto fare una bellissima figura di previdenza a Datome e Pozzecco). Chissà se Petrucci sta rimuginando nella quiete del Circeo sulle sue dichiarazioni del 22 luglio (Il mio primo obiettivo? Dimostrare che non sono rincoglionito). Lo stile che ha dato alla comunicazione della Federazione non va bene, sono cambiati i tempi. Il silenzio era d'oro, negli antichi proverbi. Adesso viviamo in un altro mondo.