A Trento Toni Kukoc ripercorre la sua carriera da Treviso a Chicago

A Trento Toni Kukoc ripercorre la sua carriera da Treviso a Chicago

Ospite veramente d'onore a Trento, Toni Kukoc è salito sul palco del festival per un amarcord sulla sua carriera che ha toccato ovviamente anche gli anni della Benetton Treviso oltre ai tre titoli NBA con i Bulls di Jordan e Pippen. Kukoc attualmente è special advisor per il presidente e il COO dei Chicago Bulls. Le sue parole trascritte dalla Gazzetta dello Sport.

Hall of Fame. L'elezione nella Hall of Fame è la somma di tante combinazioni, non solo per i numeri e la qualità, ma soprattutto per l'impatto sul gioco. Il mio mentore è stato Michael Jordan, l'ho chiamato per essere con me sul palco. Ha fatto spostare il matrimonio della figlia per affiancarmi.

Impatto a Chicago. Quando si entra in una nuova squadra è normale che ciascuno difenda il proprio posto e devi conquistare la loro fiducia­. Io sapevo di valere la NBA e non avevo intenzione di fare panchina. Ho vinto tre titoli, tutti belli, nessuno più degli altri.

Olimpiadi di Barcellona. Contro il Dream Team ho giocato due volte. La prima è stata terribile, avrei dovuto rimanere chiuso nello spogliatoio. La seconda ho espresso tutto il mio potenziale e credo di essermi fatto apprezzare dagli avversari.

La strada per il basket. Mio padre, ex portiere, mi vedeva come calciatore. Io invece preferivo il tennistavolo, ero bravo nei campionati dalmati. A 15 anni in estate sono cresciuto 15 centimetri e un allenatore mi notò in spiaggia suggerendomi di provare col basket. Il palazzetto era vicino a casa, ho provato e mi è piaciuto. Ho avuto la fortuna di avere grandi coach che mi hanno formato.

Benetton Treviso. Due anni magnifici, tra i migliori della mia carriera in un ambiente che mi ha dato la spinta per andare in America. Abbiamo vinto lo scudetto e la CoppaItalia.Grandesquadracon compagni fantastici e un coach mitico, Pero Skansi, scomparso da poco. La stagione seguente, dopo la gioia dello scudetto, ho patito anche la delusione più forte quando abbiamo perso la finale di Eurolega contro il Limoges. Quel trofeo lo avevamo già in mano. Ero distrutto, ho pianto giorno e notte dopo quella sconfitta.