Niente da fare per i Cavaliers: arriva un nuovo stop contro i Bulls, il secondo consecutivo proprio contro Chicago e il terzo di fila complessivo, con un’altra serata da dimenticare alla Rocket Mortgage FieldHouse. Le attenuanti, però, non mancano: oltre al già assente Evan Mobley, anche Donovan Mitchell raggiunge l’infermeria, costringendo Kenny Atkinson a ridisegnare il quintetto di partenza e a lanciare dal primo minuto il rookie Tyrese Proctor accanto a Darius Garland nel backcourt. La risposta iniziale è sorprendentemente positiva: la “nuova” Cleveland parte fortissimo, firma gli 11 primi punti del match e prende subito l’ascendente sui Bulls che, incapaci nei minuti iniziali di imporre la propria fisicità, vengono travolti dall’energia del giovane Proctor e dalla creatività di Garland.
La coppia continua a dettare il ritmo e a creare costantemente vantaggi dal palleggio, ma con il passare dei minuti Chicago inizia a reagire, trovando la scossa nel cuore del primo quarto grazie a una sequenza chiave firmata Matas Buzelis. Il talento lituano–americano piazza una tripla pesante, poi converte un tiro libero aggiuntivo dopo un flagrant foul fischiato a Jaylon Tyson, ridando ossigeno e fiducia agli ospiti; sul possesso successivo è Nikola Vucevic a chiudere il mini–break di 6-0 e rimettere i Bulls pienamente in carreggiata. Il primo periodo si chiude così sul 32-32, ma è nel secondo quarto che Chicago alza davvero i toni: maggiore solidità difensiva, più circolazione di palla e la velocità di Buzelis in transizione cambiano l’inerzia, con i Bulls che passano a condurre 51-48 prima di allungare, aiutati da una panchina profonda e da un Josh Giddey che punisce ancora una volta dall’arco, come già successo nella sfida di mercoledì.
A fine primo tempo il parziale è già pesante: 74-60 Bulls, con il pubblico di Cleveland che inizia a rumoreggiare e a far sentire il proprio malumore per l’ennesima uscita complicata in casa. Spalle al muro, i Cavaliers tornano dagli spogliatoi con un atteggiamento completamente diverso e, spinti da un Jarrett Allen dominante sotto i tabelloni, firmano un clamoroso 27-9 che riapre completamente i giochi e infiamma l’arena. Accanto al lungo, Darius Garland sale definitivamente sul proscenio, giocando da All-Star vero, attaccando il ferro, servendo i compagni e colpendo anche dalla distanza, mentre i Bulls vanno in apnea: il sorpasso arriva con la tripla di Nae’Qwan Tomlin per l’89-87, preludio a un lungo e intenso botta e risposta che porta le due squadre sul 115-115 a sei minuti dalla sirena finale.
Nel momento più delicato, però, è Nikola Vucevic a prendersi di fatto il match, dimostrando tutta la sua esperienza e freddezza: il montenegrino sgancia la tripla del 122-117 che ridà ossigeno a Chicago e, sui tanti errori in fila di Garland nel tentativo di forzare la rimonta, diventa anche la prima opzione per innescare la corsa di Coby White in transizione. Cleveland perde fluidità, sbaglia scelte e tiri pesanti, mentre i Bulls sfruttano ogni possesso per punire mentalmente e tecnicamente gli avversari; a sigillare definitivamente la vittoria è ancora Vucevic, che appoggia al tabellone il canestro della sicurezza e chiude i conti sul 136-125 a favore degli ospiti. Per i Cavaliers arriva così la terza sconfitta consecutiva, la quinta nelle ultime sei gare giocate in casa: un campanello d’allarme sonoro per una squadra che, tra infortuni e fragilità difensive, vede complicarsi il proprio percorso, mentre Chicago esce dal back-to-back con una vittoria di peso, sospinta dalla profondità del roster e dalla serata di un Vucevic in versione closer.