| Mario Fioretti: “A Tortona ho trovato il momento giusto per mettermi in gioco”

Dopo oltre vent’anni vissuti all’interno dell’Olimpia Milano, Mario Fioretti ha deciso di intraprendere un nuovo capitolo della propria carriera. Un percorso costruito passo dopo passo, fatto di osservazione, lavoro quotidiano e crescita silenziosa, al fianco di alcuni dei più grandi protagonisti del basket europeo.
La chiamata della Bertram Derthona è arrivata nel momento giusto: una società ambiziosa, strutturata e con un progetto tecnico chiaro. Per Fioretti, l’occasione di mettere finalmente in pratica tutto ciò che ha imparato in un ambiente in cui la cultura del lavoro e la coesione vengono prima di tutto. NE ha parlato a Gianfranco Pezzolato in esclusiva per PianetaBasket.com.
Coach Fioretti, dopo tanti anni da assistente a Milano, cosa l’ha convinta ad accettare la sfida di guidare in prima persona una squadra come Tortona?
“Semplicemente le persone. Dalla proprietà a Marco Picchi, fino a Gianmaria Vacirca. Mi hanno fatto capire che questa poteva essere la scelta giusta per me, e probabilmente era anche il momento giusto. I cicli finiscono, e quando si presenta un progetto serio e stimolante, è naturale volerlo abbracciare. Sono davvero contento di essere qui.”
Quali sono le principali differenze che ha già avvertito nel passaggio dal ruolo di assistente a quello di capo allenatore?
«Ogni giorno c’è qualcosa di nuovo. Quando hai un ruolo di responsabilità più grande cambia tutto: un conto è consigliare, un conto è avere l’ultima parola. Ogni decisione pesa di più, ma è anche estremamente stimolante. Cerco di non farmi trovare impreparato, forte dell’esperienza vissuta in un contesto di altissimo livello come quello di Milano. Mi aiuta ad affrontare ogni giornata con equilibrio e consapevolezza.»
Tortona è una realtà giovane ma ambiziosa: che tipo di identità di squadra vuole costruire e quali valori intende trasmettere al gruppo?
«La base da cui partiamo è semplice: la squadra viene prima di tutto e di tutti. Ogni giorno lavoriamo per trasmettere ai ragazzi l’importanza di fare sempre il massimo per il gruppo. Questo atteggiamento crea partecipazione, rispetto reciproco e l’esigenza di migliorarsi costantemente, dentro e fuori dal campo.»
Avendo lavorato a lungo in Eurolega, porta un bagaglio tecnico e metodologico importante: quali aspetti pensa possano fare subito la differenza in Serie A?
«Il bagaglio è frutto non solo della competizione, ma delle persone e dei giocatori con cui ho avuto la fortuna di lavorare. A Tortona l’ho adattato a un contesto diverso: abbiamo scelto di non partecipare ai preliminari delle coppe; quindi, possiamo concentrarci su un solo impegno settimanale. Questo ci ha permesso di rivedere i carichi di lavoro insieme al preparatore Jacopo Torresi e al mio staff. Serve flessibilità: capire cosa davvero serve per far funzionare la squadra nel contesto in cui ti trovi.»
Il roster bianconero è un mix di giocatori esperti e talenti emergenti. Su quali equilibri punterà per far crescere la squadra?
«Serve partecipazione da parte di tutti. Dal primo all’ultimo. Poi, ovviamente, in campo ci sono le gerarchie tecnico-tattiche, ma l’obiettivo è mettere ogni giocatore nelle condizioni di rendere al meglio in base alle proprie caratteristiche e agli avversari. Abbiamo tanti giovani con margini di crescita, e il lavoro individuale diventa fondamentale: migliora il singolo e, di riflesso, anche la squadra.»
Il campionato italiano si presenta molto competitivo, con Milano e Bologna in prima fila ma anche tante outsider: che spazi vede per una società come Tortona?
«Il livello è altissimo. Il nostro obiettivo è chiaro: vogliamo provare a entrare sia nelle Final Eight di Coppa Italia che nei playoff. Ma sappiamo che non basta pensarlo o sognarlo: bisogna lavorarci ogni giorno. In questo campionato nessuno ti regala nulla e ogni partita va guadagnata.»
In queste prime giornate c’è qualche squadra o giocatore che l’ha sorpresa particolarmente?
«Onestamente è ancora presto per dirlo. Sono state solo due giornate e molte partite si sono decise per un episodio o ai supplementari. Questo, però, fa capire quanto il livello generale si sia alzato.»
C’è qualcosa che vuole evidenziare di particolare nel lavoro che state portando avanti a Tortona?
«Mi fa piacere sottolineare il clima che si respira all’interno della società: dagli uffici allo staff medico e fisioterapico, dai preparatori ai miei assistenti. C’è grande collaborazione e scambio continuo anche con il settore giovanile, che considero parte integrante del progetto. Abbiamo inserito due allenatori del vivaio, che collaborano con noi nel lavoro quotidiano. È un aspetto a cui tengo molto e che avevo già cercato di promuovere anche a Milano. L’obiettivo è creare un sistema unico, dove prima squadra e settore giovanile crescano insieme.»