Sandro Gamba - Gudaitis e Scola: a me piace l'Olimpia alta

Sandro Gamba - Gudaitis e Scola: a me piace l'Olimpia alta

La consueta rubrica del martedì di Sandro Gamba, che analizza con estrema dovizia tutto il lavoro settimanale dell'Olimpia Milano, arriva puntuale sulle colonne de La Repubblica edizione Milano.

Il mezzogiorno al Palalido, con le luci che filtravano dai finestroni, col secondo anello un po' più alto di una volta, con la comodità dei nuovi seggioloni anche se lo spazio tra le file è un po' più stretto di quanto mi ricordassi. E insomma, non posso negare che domenica scorsa un piccolo brivido l'ho sentito, anche alla mia età.

Lì aveva cominciato a giocare il giovane Gamba, lì ho ottenuto i miei successi più grandi con il Simmenthal: era normale che venisse un po' di magone.

Ora è un piccolo gioiellino, peccato che sia insufficiente per le mire e la grandezza dell'Armani. Sono stati sufficienti, per noi appassionati, gli ultimi quindici minuti della partita con Treviso, segnati da quel super-parziale da 41 a 12 che ha cancellato le incertezze che a lungo l'Olimpia ha di nuovo palesato. Incertezze, passività, per di più contro una squadra (la De' Longhi) di certo ordinata come la vuole il suo coach Menetti, ma non certo d'acciaio nelle due aree.

Lì, quando Milano ha trovato la chiave, è arrivata la valanga. La crescita di Gudaitis è la notizia migliore di settimana, il diesel lituano si sta scaldando e sta prendendo sempre più confidenza con i suoi movimenti in avvicinamento e col timing per il rimbalzo. È un piacere vederlo accoppiato con Scola, con la semplicità essenziale del gioco dell'argentino che trova sempre la soluzione più efficace, più intelligente, più pulita, anche con quel tiro da tre a lento caricamento che però non trova controffensive.

A me, sarò vintage, devo dire che l'Olimpia alta, quella che gioca sempre con due lunghi in campo più un'ala di stazza, piace molto. Sarà pure controcorrente rispetto al basket contemporaneo del pick'n'roll e delle squadre piccole, ma continuo a credere che far pesare i propri centimetri e i proprio chili agli avversari sia sempre un problema per gli altri.

Le grandi squadre europee, se andiamo a vedere, giocano ancora così. Sta diventando un problema sempre più grande la salute fisica dei giocatori. Quelli d'inverno, poi, sono sempre i più rognosi da recuperare rapidamente, proprio per una questione climatica, qualunque accorgimento tu voglia prendere.

Pesano le partite, i viaggi, gli spostamenti, i calendari e le stagioni sempre più affollate e ansiogene, la gestione dei piccoli acciacchi? Tutto questo, probabilmente. Troppo carico. Speriamo conti il giusto, perché col Panathinaikos avevo visto una piccola svolta nell'atteggiamento e nel gioco di squadra, proprio contro una di quelle squadre fisiche che l'Olimpia ha sofferto quest'anno.