Quanto sopporteranno ancora i professionisti dello sport americano?

La protesta dei Bucks e quella di altre squadre non solo della NBA ma di altri sport Usa contro le violenze della polizia sugli afroamericani, rischia di aprire una crisi profonda
28.08.2020 14:30 di Eduardo Lubrano Twitter:    vedi letture
Quanto sopporteranno ancora i professionisti dello sport americano?

Dunque si gioca, la bolla di Orlando continuerà ad ospitare la fase finale della stagione NBA come da programma, ne abbiamo dato notizia qui…No come da programma no perché le partite che non si son giocate tra mercoledì e giovedì saranno posticipate costringendo tutti ad un surplus di lavoro sul calendario già fitto. Il Washington Post racconta qui le trattative di mercoledì e giovedì ma non dice tutto perché tutto non è ancora stato compiuto.

Ma sulla vicenda della protesta innescata dai Milwuakee Bucks poco prima di giocare con gli Orlando Magic – fatto senza alcun precedente – si agitano nubi molto nere. La protesta di Hill, Brown ed Antetokoumpo subito condivisa dai propri compagni di squadra e poco dopo dai Magic e da altre squadre NBA ha avuto una eco immediata nel mondo pro a stelle e strisce: alcune squadre della WNBA voglio fermarsi, nella MLB (baseball) i Brewers di Milwakee non hanno giocato e contro i Cincinnati Reds e le partite tra Seattle Mariners con San Diego Padres e quella dei Los Angeles Dodgers contro i San Francisco Giants sono state rinviate. Ed anche il calcio, la MLS, è in agitazione. Davvero basta un altro episodio per fare esplodere tutto. E visto che la cronaca americana purtroppo è piena di episodi tipo quello di Jacob Blake, non c’è da stare allegri.

Poi c’è la storia del Wisconsin che lega tutto. Lo Stato di Milwaukee – la felice città di Happy Days per chi ricorda quella serie meravigliosa degli anni ’80 – ha in realtà un passato ed un presente di razzismo tra i più forti d’America. A Milwaukee guarda caso, è nato Colin Kaepernick ricordate? Il Quarteback dei San Francisco 49ers che giusto 4 anni fa, e la coincidenza di date sembra scritta da uno sceneggiatore di film crime, il 26 agosto del 2016 si inginocchiò per protesta durante l’inno americano prima di un’amichevole con i Green Bay Packers. Kaepernick allora protestava per l’uccisione di un ragazzo afroamericano di 26 anni, Mario Woods a San Francisco, colpito dai colpi della polizia per essersi rifiutato di consegnare un coltello a serramanico.

I benpensanti di tutto il mondo si scagliarono contro il QB dei 49ers perché l’inno nazionale è sacro e nemmeno la morte di un uomo – che poi si scoprì non giustificata – valeva un gesto così clamoroso. Da allora Kaepernick non gioca più a football ma ha fatto causa alla NFL ed alle 32 squadre che si sono coalizzate contro di lui per non dargli un posto. Scrivo così perché quella causa l’ha vinta lui, il ragazzo di Milwaukee anche se non si conosce la cifra del risarcimento (qualcuno dice tra i 60 e gli 80 milioni di dollari).

Prima tutti scandalizzati poi la pioggia di proteste contro la brutalità della polizia americana nei confronti degli afroamericani e di Donald Trump, accusato di sessismo e di non prendere mai posizioni decise e di condanna contro gli episodi più vergognosi come la morte di George Floyd all’inizio di questa estate, quello di Blake. Nel 2017 i Warriors campioni NBA, boicottarono il tradizionale ricevimento alla Casa Bianca riservato ai campioni; l’anno scorso la Nazionale femminile Campione del Mondo idem. E tanti altri momenti con meno eco ma altrettanto indicativi di un vaso che sta per traboccare.

E se si ferma lo sport americano sono problemi seri per tutti dal punto di vista economico. Basta fare i conti: fatturato della MLB, la lega di baseball è sui 10 miliardi di dollari all’anno, quello della NBA è intorno ai 7/8 miliardi, mentre il calcio viaggia verso il miliardo di dollari. La NFL, il football americano è in crescita dai 9 miliardi dello scorso anno. E la stagione non è ancora iniziata