I segreti di Peppe Poeta: «Entusiasmo, impegno e tolleranza: tre principi non negoziabili»
Peppe Poeta ha parlato a Daniele Dallera sul Cortiere della Sera, tornando sulla successione a Ettore Messina a Milano. «Il programma prevedeva altri tempi, scadenze diverse, la decisione di Messina ha affrettato la mia promozione che sarebbe dovuta avvenire a fine stagione», esordisce il coach dell'Olimpia. «Come l'ho presa? Non era questo il modo in cui avrei voluto diventare capo allenatore, sia perché desideravo aiutare Ettore a finire in bellezza la sua carriera, sia perché prendere una squadra in corsa senza averla costruita è operazione complessa. Però ha accettato subito. Una volta presa quella decisione, ho sentito la fiducia della società, dei dirigenti, di Baiesi e Stavropoulos, la squadra mi ha accolto con una fiducia per nulla scontata... Dell'Orco [presidente ndr]? Mi ha chiamato spiegandomi che avevo tutta la sua fiducia, di vivere con serenità questa nuova situazione e che avevo il suo sostegno. Mi ha invitato a fare le cose che ritenevo giuste».
Cosa chiede alla squadra. «Ho detto che ci sono tre principi per me non negoziabili. L'entusiasmo, l'impegno, la tolleranza. Il primo aiuta a superare la stanchezza, dà energia, è contagioso. Faccio sempre l'esempio del cameriere, se è ben disposto, comunica, è educato e fa bene il suo mestiere, alla fine è più facile, diventa quasi spontaneo dargli una mancia per la cortesia e il servizio. Se invece ti guardasse male, fosse scontroso, facesse pesare ogni gesto, il regalo sarebbe più difficile. L'impegno è un ancoraggio fondamentale che ti permette di essere in pace con te stesso. Anche quei compagni, ai quali magari non risulti simpatico, dovranno riconoscere che sei un grande lavoratore e ti sei messo al servizio della squadra. Tolleranza? Io sono tollerante verso gli errori, così lo devono essere anche i giocatori verso i compagni. Tollerare gli errori per esaltarne i pregi, è un metodo. Se uno è forte in attacco ma fatica in difesa, dobbiamo pazientare verso la sua lacuna per sfruttare le sue qualità».
Poeta ha le idee chiare sui suoi principi. «Faccio fatica a rispondere, perché a me piace tutto il basket, in generale. Penso però che tecnicamente si debba cucire il vestito migliore per i giocatori che si allenano. Un vestito che esalti i pregi e nasconda i difetti. Se riesci a fare questo penso sei un buon allenatore», prosegue. «Ribadisco il concetto di essere tollerante. Un modo che permette loro di prendere fiducia anche quando sbagliano. Se sopporto una mancanza, i giocatori lo sanno, lo capiscono e si sentono responsabilizzati a fare meglio».