Ai Sacramento Kings, Malik Monk non capisce perché non gioca più

Ai Sacramento Kings, Malik Monk non capisce perché non gioca più

Cinque minuti complessivi in tre partite, con ben due “DNP – coach decision”. È questa la situazione di Malik Monk nell’ultima settimana a Sacramento, e inevitabilmente le voci di un possibile trasferimento – già molto presenti durante l’estate – hanno ripreso forza. Secondo le parole dello stesso giocatore, accolto da una standing ovation quando è finalmente entrato in campo nel weekend, la situazione è avvolta da totale incomprensione, nonostante le spiegazioni fornite dal coach Doug Christie. «Mi ha solo detto che stava provando qualcosa di nuovo, tutto qui», ha raccontato Monk dopo la vittoria di domenica contro gli Houston Rockets. «Gli ho risposto: “OK, sarò pronto quando avrete bisogno di me. Tutti sanno che voglio essere in campo»

È una situazione che lo frustra? «Sì, al mille per cento. Ma non spetta a me capire perché non sto giocando. Mi considero molto più importante di questo ruolo ridotto, quindi devo solo restare pronto per quando mi chiameranno di nuovo.» Dal suo arrivo ai Kings nel 2022, Monk si è affermato come uno dei migliori sesti uomini della NBA, arrivando secondo nelle votazioni per il premio nel 2024. Quest’anno sta producendo meno, complice un minutaggio ridotto, ma con percentuali migliori al tiro. Proprio per questo, questo improvviso arretramento nelle gerarchie lo ha lasciato senza parole. «Sono nella lega da abbastanza tempo per non farmi condizionare da queste cose», ha aggiunto. «Tutti sanno che voglio essere in campo, soprattutto davanti ai tifosi di Sacramento… Ma non posso farci niente, dannazione.»

Scelta temporanea… o nuovo scenario definitivo? Interpellato nuovamente sulla questione, Doug Christie ha preferito sottolineare la forte concorrenza sugli esterni a Sacramento, dove si contendono minuti Russell Westbrook, Dennis Schröder, Keon Ellis, Nique Clifford e lo stesso Monk. «Le sfide sono tante. Non possiamo far giocare tutti. È la natura dello sport professionistico: in questo momento c’è traffico nel roster, ma tutti restano in corsa», ha spiegato il coach. Christie ha poi lasciato intendere che nulla è scolpito nella pietra: «Se qualcuno non gioca bene, è probabile che un altro prenda il suo posto. Se qualcuno non rispetta i nostri standard di competitività o i valori che riteniamo fondamentali, allora è ovvio che ci sarà una forte possibilità che esca dal campo.»