NBA Europe: Kevin Durant avrà quote di una franchigia europea da giocatore?
Come ormai succede da due anni, anche questa volta in occasione delle Final Four di NBA Cup 2025 il commissioner Adam Silver si è offerto ai giornalisti in una conferenza stampa. Che ovviamente non hanno risparmiato domande e perplessità sui dossier caldi che dominano le cronache che riguardano la Lega: casi giudiziari (qui trattato il caso Rozier), espansione domestica (Seattle, Las Vegas e non solo) e soprattutto NBA Europe. Al centro, la possibilità che giocatori NBA investano in franchigie europee e il caso potenziale PSG/Kevin Durant, nel rispetto delle regole sul salary cap e dei conflitti di interesse. Ma anche chi saranno i potenziali sottoscrittori delle nuove franchigie che andranno a nascere con il progetto congiunto con la FIBA.
Silver ha premesso che il tema PSG/Kevin Durant resta un caso ipotetico e multilivello: «La vostra domanda poggia su diverse ipotesi: che il PSG abbia una squadra e che, se così fosse, Kevin Durant — che è investitore nel PSG — possa mantenere la sua partecipazione. Sono tutte questioni che dovremo esaminare».
Quindi il richiamo al quadro USA: «Se partiamo dal perimetro vigente negli Stati Uniti, come sapete, a causa del sistema di salary cap, non autorizziamo i giocatori — per accordo con il sindacato — a essere anche investitori in franchigie NBA. Lo consideriamo un conflitto di interessi. Invece possono investire in squadre WNBA se non sono proprietari di una franchigia NBA, e alcuni lo hanno già fatto».
Ad oggi non esiste una decisione predefinita per casi come quello di Durant: «Una volta che avremo preso una decisione sull’Europa e definito quali sarebbero i proprietari appropriati, se si presentasse una situazione con un giocatore che detiene una partecipazione in un gruppo proprietario, dovremmo definire un quadro specifico per gestire queste questioni e lavorare in collaborazione con l’associazione giocatori».
Il punto politico è la costruzione di regole ad hoc, capaci di evitare conflitti e al tempo stesso favorire capitali e competenze nel nuovo ecosistema europeo.
Capitolo licenze: Silver ha escluso liste di favoriti tra i grandi club di calcio. «Non direi che ci siano dei favoriti», ha sottolineato, spiegando la procedura di ascolto ampia con le banche consulenti JP Morgan e Raine: «Parliamo con tutti — club di calcio (alcuni hanno già team di basket), organizzazioni cestistiche interessate a integrarsi nella nostra lega, e soggetti che oggi non possiedono alcuna squadra ma potrebbero esserlo se ci sviluppassimo in Europa».
Invito formale agli interessati: «Venite a incontrare i nostri advisor, spiegate perché vi interessa, come vedete l’opportunità e quali risorse siete pronti a impegnare per lanciare una squadra. Raccogliamo i dati e, probabilmente verso fine gennaio o nel corso di gennaio, saremo in grado di avviare discussioni più approfondite con le parti più seriamente interessate».
Lo scenario che emerge è di governance aperta, con una due diligence estesa per selezionare proprietà solide e compatibili con la cultura NBA. L’assenza di favoritismi tutela concorrenza e trasparenza, mentre il tema investimenti dei giocatori resta subordinato a un framework chiaro su conflitti di interesse e salary cap. In sintesi: NBA Europe avanza, ma con paletti regolamentari e una finestra di contatti che si apre già da gennaio per definire una short list di interlocutori.