Nel basket, il greco vale più del latino !
Benedetto Pianetabasket che mi dà l’opportunità di esprimere i miei pensieri, di leggere e richiamre le altrui affermazioni ed in questo piccolo, ma dinamico mondo della “palla a spicchi”, di alimentare un Forum che qualcuno (lassù) dovrebbe leggere e seguire con maggiore attenzione.
Voce di Popolo, voce di Dio, recita una celebre frase; sarebbe ora che i sussurri dei Baskettari giungesse alle orecchie di chi sta più in alto e sentendoli, fare le scelte più opportune, oculate e serie.
In questa occasione, sono le riflessioni di Francesco Carotti ad essere interessanti e degne di attenzione, trattandosi di un tema particolarmente spinoso come quello del poco impiego dei giocatori italiani, del quale pochi se ne prendono cura, molti lo sorvolano e taluni ne parlano solo quando sono una parte in causa.
Come ora Pianigiani, in veste di coach azzurro, che si lamenta della poca qualità ed esperienza dei nostri Azzurri.
I 3 spunti che Carotti sottolinea sono sempre quelli triti e ritriti: gli Italiani costano troppo, gli Italiani non hanno qualità, gli Italiani non sono all’altezza della categoria e debbono scendere per migliorare e fare esperienza (internazionale se possibile…..?).
Al primo punto risponderei dicendo che il costo lo fa il mercato o meglio l’intelligenza ed il portafoglio dei Presidenti; ma non credo che Aradori costi a Siena più del taglia e cuci (Kaukenas, Moss, Thorton…).
Con il secondo quesito concordo sulla qualità non eccelsa dei nostri giovani, ma dico anche che può essere migliorata in breve tempo se si tornerà ad insegnare e non solo a gestire i ragazzi nell’inseguire una vittoria.
Per il terzo assunto si può semplicemente dire che l’esperienza è proporzionale all’impiego in campo ed alla categoria di confronto e non suona certo bene sentire il coach azzurro e coach di Aradori, Carraretto, Michelori e Ress, che giocano spesso a carte, dama e scacchi, meno a pallacanestro, che dovrebbero fare esperienza a tutto tondo; se fosse internazionale meglio ancora : all’estero ?).
Un mio vecchio compagno di squadra ai tempi della S.S. Lazio Pallacanestro guidata da Cafiero Perella, dato che non entrava mai, durante un allenamento si prese una sedia e si mise seduto al centro del campo durante degli esercizi.
"Perella" - gli urlò - "Che fai, perché non ti alleni ?" Il giocatore gli rispose serafico: "A Cafiè, nun vedi, me sto allenà a stare in panchina !"
Ed allora ? Non è certo tempo di quella bella goliardia, qui ci sono soldi che girano e che si buttano via, c’è un movimento da riformare, c’è una Nazionale da rilanciare, ma il sole che illumina e rischiara le menti è ancora colpevolmente nascosto al nostro orizzonte.
Ci si accapiglia sui Campionati, ci si contende sul numero degli stranieri, si dimenticano i formati e passaportati (giustamente in ansia, ma impropriamente importati), mentre della revisione tecnica a tutti i livelli, nelle giovanili in particolare, solo accenni e pochi indirizzi.
Il Minibasket è uno splendido gioco, ma serve più a fare cassa che a reclutare e produrre dei futuri prospetti, mentre dai 12 ai 18 i difetti acquisiti nel minibasket emergono tutti e l’insegnamento di una mezza pallacanestro e la spasmodica ricerca della vittoria, condizionano ancor più lo sviluppo di ogni ragazzo e lo consegnano spesso ad un duro destino (la panca o le serie minori).
I cerotti rappresentati dalle norme pro under 20, abbinate alle contradditorie importazioni anche a livello giovanile ed i troppi soldi offerti e spesi nei campionati di spalla, hanno sconvolto la linearità e la gradualità della crescita, consegnando e sacrificando la persona giocatore a beneficio del giocatore numero.
Lo diciamo da tempo, altri si stanno allineando, ma non si vedono scelte e norme, pienamente condivise che ci portino fuori dalle sabbie mobili in cui il nostro basket sta scomparendo.
Anche l’uscita di scena di Siena nella Champions, comunque onorevolissima, è una conferma del nostro declino: I greci ci hanno mandato in Italia Bourousis, Fotsis e Zisis, hanno problemi economici peggiori dei nostri, ma ci hanno spazzato via parlando un ottimo greco (Spanoulis…).
Noi, sbiascichiamo l’inglese e gesticoliamo le mani e le braccia per farci capire dai numerosi importati, ma ci siamo dimenticati dell’italiano ed abbiamo creduto che acquistare era il diretto sinonimo di vincere.
Se al greco ed al mondo, rispondessimo con un buon latino ?
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