Wolves senza Edwards e Conley, ma che carattere: rimonta e colpaccio a San Francisco

Malgrado le assenze pesanti di Anthony Edwards e Mike Conley, i Wolves partono meglio al Chase Center di San Francisco grazie a un Julius Randle ultra aggressivo (18-12). Il rientro di Stephen Curry, dopo cinque gare ai box, riaccende i Warriors con l’accuratezza dall’arco, ma la presenza di Rudy Gobert nel pitturato tiene Minnesota avanti nel punteggio (28-27): controllo del rimbalzo, protezione del ferro e ritmo gestito. Naz Reid (18 punti, 7 assist) prende il testimone all’avvio del secondo quarto: due su due da tre e impulso offensivo, ma senza Gobert i Warriors trovano penetrazioni e fiducia per ribaltare (48-42). Jaden McDaniels (17 punti, 5 rimbalzi, 5 assist) scuote i Wolves, Randle gli va dietro, e serve un buon break della coppia Pat Spencer (12) – Quinten Post (16) per consentire a Golden State di girare avanti all’intervallo (63-61).

Minnesota alza i giri al rientro: due palle perse forzate e un 6-0 in 70 secondi, firmato da un Gobert autoritario (67-63). Curry, frustrato dall’avvio, prende in mano l’attacco: danza davanti a Gobert per il layup, poi tripla e tiro dalla media per il nuovo vantaggio Warriors (75-72), ma i Wolves restano incollati e preparano la contromossa. Randle risponde alla stella di Golden State con un 9-0 che apre con una tripla e chiude con due assist per le bombe di McDaniels e Donte DiVincenzo (85-79); Jimmy Butler (15 punti, 8 rimbalzi, 5 assist), fin lì in ombra, guida il contro-break: 12-3 e Warriors avanti 91-88 a fine terzo. Dopo un passaggio complicato, la giovane coppia Rob Dillingham – Terrence Shannon Jr. orchestra un 20-5 che zittisce il Chase Center e consegna l’inerzia a Minnesota (108-96); Curry prova l’ultimo assalto con 8-0 e doppia tripla per il sorpasso (115-114), ma gli ultimi due minuti sono a marchio Wolves: DiVincenzo (21) replica dalla lunga, Gobert posterizza Post e l’11-3 finale sigilla il colpo in trasferta.