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Vittorio Gallinari e il ritiro di Danilo: «Infortuni nei momenti peggiori. Con Boston poteva vincere»

05.12.2025 17:50 di  Iacopo De Santis  Twitter:    vedi letture
Vittorio Gallinari e il ritiro di Danilo: «Infortuni nei momenti peggiori. Con Boston poteva vincere»
© foto di Ciamillo

Vittorio Gallinari tra gli ospiti della prima puntata di "Sul Parquet", il podcast di PianetaBasket.com (ascolta ora su Spotify). L'argomento è ovviamente il ritiro del figlio Danilo e tra i vari temi trattati si parla di infortuni. Rispondendo a una domanda di Michele Longo, Vittorio dice: "Innanzitutto ti confermo il fatto che tutto quello che è successo a lui dal punto di vista fisico ha condizionato moltissimo la sua carriera e purtroppo questi grossi infortuni sono sempre arrivati nei momenti cruciali, nei momenti più importanti della sua carriera.

Due grossi infortuni nei momenti peggiori. "I due grossi infortuni, quello del ginocchio di Denver e quello con la Nazionale, chiaramente hanno tolto a Danilo la possibilità di provare a vincere un campionato. Nel primo caso sicuramente era partecipe di quella situazione, stava giocando tanto, stava giocando forse la miglior stagione in NBA. Quindi l'infortunio ha tolto la possibilità di giocarsi in prima persona l'anello. Quella di Boston è stata veramente una sfortuna incredibile. Decidi di andare in Nazionale perché lui non ha mai rinunciato all'Azzurro. Ti fai male e perdi la stagione più importante perché sei a fine carriera, decidi di firmare con Boston per provare a vincere e succede tutto questo. Lì probabilmente avrebbero magari vinto il campionato perché a loro mancava proprio il tipo di giocatore come Danilo e l'hanno cercato proprio appositamente per quello. Probabilmente avrebbe vinto con un ruolo però... più marginale rispetto all'annata di Denver. Ma un titolo è sempre un titolo quindi la soddisfazione di vincere da una parte o dall'altra sarebbe stata enorme per lui".

Quali sono i momenti della carriera di Danilo che ti sono rimasti più impressi, quelli che ricorderai sempre e quelli da portare sempre con il cuore?
"A me piace sempre ricordare il Danilo quando era un ragazzino, quindici, sedici anni, che era invitato all'Eurocamp dove giocava con giocatori più vecchi di lui di tre, quattro, cinque anni. E vedevi questo ragazzino magro, alto, con i pantaloncini larghi, che sembrava passare lì per caso, poi andava in campo e onestamente faceva la sua bella figura. Mi piace ricordarlo lì perché era il momento in cui giocava a pallacanestro non da professionista ma proprio da ragazzino che aveva voglia di giocare. Lì è stato il momento in cui veramente ha dimostrato di poter provare a diventare il giocatore che poi è diventato. Quando entri nell'NBA vuol dire che sei arrivato a livello più alto della pallacanestro, ci sei arrivato perché sei bravo. Poi dopo in quel mondo entri in un circuito completamente diverso dove l'aspetto del gioco è importante, ma ci sono tutti anche gli aspetti collaterali che non dipendono da te. I discorsi contrattuali, gli scambi e tutto quanto e sei un po' soggetto a situazioni esterne che non dipendono da quello che tu fai sul campo, questa è la grossa differenza".