Norma anti-Covid. LBA ha torto anche quando ha ragione

17.06.2020 08:55 di  Umberto De Santis  Twitter:    vedi letture
Norma anti-Covid. LBA ha torto anche quando ha ragione

Il rischio di una interruzione per causa di forza maggiore del campionato di pallacanestro non era stato mai contemplato fino a ieri in un contratto sportivo. Nemmeno quello a causa di una guerra: in fondo l'Italia non ne è teatro dal 1945, e gli Stati Uniti dalla guerra di confine con il Messico nel 1919 (escludendo l'attacco di Pearl Harbour alle Hawaii nel 1940, naturalmente).

Così il Covid-19 è stata una autentica sorpresa anche contrattualistica-legale per gli USA come per l'Italia. Una serie di difficoltà che ha portato solo di là dall'Atlantico però a una contrattazione collettiva NBA-NBPA mentre in Europa si va in ordine sparso e manca una coscienza comune nei club.

Per i quali il rischio di essere condannati a pagare al 100% gli emolumenti ai giocatori da parte di un tribunale in assenza di un accordo contrattuale specifico potrebbe rivelarsi drammatico. Ha parlato soltanto la FIBA attraverso il BAT, e la moral suation ha avuto una sua importanza relativa, ma una regolamentazione collettiva sembra indispensabile.

Legabasket - senza mai farne menzione nei suoi comunicati stampa relativi alle assemblee - si stava studiando una sua clausola. Di cui non si parlerebbe ancora se non fossero arrivati la Dinamo Sassari e le dichiarazioni contrarie, durissime e forcaiole dell'Associazione allenatori.

Non è un caso che il primo ad uscire allo scoperto sia stato Stefano Sardara, che proviene dal mondo delle assicurazioni e conosce certamente in profondità l'argomento e la sua complessità.

Tuttavia si è subito scottato per essersi mosso come il classico elefante in cristalleria e ha dovuto incassare i no di due giocatori che aveva praticamente contrattualizzato (o almeno così si dice in giro) e che han deciso di andare a giocare altrove. Firmeranno la clausola più avanti nei nuovi club quando sarà pacificamente accettata da tutti.

Opportunisticamente, la Giba non si è ancora pronunciata in merito: l'unica voce ufficiale è stata quella di Mario Boni, che ha battibeccato con la LNP su dilettantismo, salari e TFR, ma su clausole anti Covid-19 non ha proferito verbo. Era lo scorso maggio. Giusto; perché parlarne se la controparte si muove in silenzio? L'assenza di accordi lascia il coltello dalla parte del manico ai giocatori.

Ieri, Sardara ha dichiarato all' Unione sarda: "Non è immaginabile che una società professionìstica possa pagare gli stipendi senza ricavi: al primo giro abbiamo tenuto botta, ma al secondo dovremo chiudere tutti e addio pallacanestro. La clausola ci deve essere, e non solo per il basket ma per tutti gli sport."

Domani una nuova assemblea di Legabasket dovrebbe affrontare l'argomento. Dovrebbe, perché l'organizzazione carbonara non rilascia un ordine del giorno alimentando così queste situazioni irreali e ragionamenti apocalittici. Oltre a impagabili figuracce mediatiche che minano la credibilità dei tanti espertoni di marketing e di immagine che si affollano nelle prime fila della pallacanestro italiana.