Le franchigie di NBA Europe pagheranno 500 milioni di dollari?
Si parla di NBA Europe anche in Spagna, ma non Real o Barca. Antonio Jesús López Nieto, presidente dell’Unicaja Málaga, ha analizzato in un’intervista a SER Deportivos Málaga le prospettive del club andaluso in vista della possibile competizione europea che la NBA prevede di lanciare nel Vecchio Continente, con ottobre 2027 indicato come data ipotetica di partenza. López Nieto ha chiarito che l’Unicaja non punta a diventare una franchigia fissa della nuova lega, ma ambisce a rientrare tra le squadre ammesse attraverso i meriti sportivi, sia tramite i risultati nelle competizioni nazionali sia attraverso la Basketball Champions League, sfruttando i posti che verrebbero riservati annualmente ai club non permanenti. Malaga è stata infatti protagonista della competizione FIBA fin dalla sua nascita.
«Noi non saremo mai una franchigia NBA. Quelle franchigie sorgeranno in città molto grandi, che è l'idea che hanno per realtà come Madrid, Barcellona, Istanbul, Londra, Parigi… Questi sono i club che comporrebbero le 12 franchigie fisse che dovrebbero pagare, secondo quanto dicono approssimativamente, 500 milioni in 10 anni con un contratto televisivo. Poi ci sono 4 posti ai quali il resto delle squadre che competono nella Basketball Champions League o nei campionati nazionali potrebbe forse accedere ogni stagione, occupando uno di quei 4 slot. Il nostro obiettivo — e premetto che non conosco l'intreccio burocratico delle regole — è basato su ciò che hanno sostenuto a differenza dell'Eurolega: ovvero che se giochiamo un anno in questa NBA, i ricavi saranno simili o vicini a quelli dei proprietari delle franchigie. In Eurolega non succede così.
Non so chi se ne andrà né quali movimenti ci saranno. Ciò di cui sono convinto è che sia un errore farle sopravvivere entrambe. Dovrebbero raggiungere accordi puntuali e solidi affinché il basket riorganizzi la sua struttura, che è la più disordinata tra tutti gli sport. Non possono esserci 4 o 5 competizioni europee. La gente non ci capisce nulla, dividiamo gli interessi, i giocatori sono tremendamente carichi di partite e gli infortuni si verificano con molta frequenza. E con così tante partite, è molto difficile che la gente vada nei palazzetti. Non è redditizio a livello economico, è una follia. È un problema di ego; tutte le parti dovrebbero sedersi e usare il buon senso per avere un basket logico, con una competizione importante che abbia, diciamo, un controllo economico e un ritorno reale. E una seconda competizione forte che possa permettere di accedere a questa NBA o Eurolega, o come si chiamerà. Questo sarebbe logico, con una struttura più coerente».