Boston rialza la voce a Salt Lake City, ai Jazz non basta lo show di George
Niente tripletta per Utah, che arrivava carico dalle vittorie contro Pistons e Spurs deciso a sfruttare il buon momento. I Celtics, però, si presentano a Salt Lake City ben consapevoli dell'accoglienza che avrebbero ricevuto e, dopo quarantotto minuti ad altissimo ritmo, portano a casa un 129-119 che pesa tanto nella loro corsa al vertice. L'inizio è tutto dalla parte di Utah: la squadra di casa impone subito un ritmo forsennato, l'attacco viaggia fluido, la palla si muove con naturalezza e Jusuf Nurkic diventa rapidamente un problema irrisolto per la difesa biancoverde. Il +10 del primo quarto fotografa bene una Boston permissiva sulle penetrazioni e in ritardo sugli scarichi per i tiratori, con i Celtics che si tengono in linea di galleggiamento quasi più per inerzia che per reale controllo del match, limitando i danni fino al 38-31 dopo dodici minuti.
Col passare dei possessi, però, Boston comincia lentamente a stringere le viti. Jaylen Brown inizia a dettare il ritmo, il supporting cast sale di tono e i Celtics firmano un 11-0 che ribalta la partita sul 42-38. Derrick White entra in piena “zona”, i verdi scappano fino al +10 (52-42) e sembra quasi che l'onda lunga possa travolgere i Jazz. Che invece reagiscono di carattere: Walter Clayton Jr. infila un poster clamoroso proprio su White, il palazzetto si accende e, da lì, Boston perde un attimo la bussola. Nonostante non sia al meglio fisicamente, Keyonte George accende la miccia da fuori, guida un parziale di 22-5 che rimette tutto nelle mani dei Jazz e manda le squadre all'intervallo con i padroni di casa di nuovo avanti (64-59), a certificare quanto questa versione di Utah sia lontana dall'immagine di squadra arrendevole.
Al rientro dagli spogliatoi il copione cambia ancora: le due squadre si rispondono colpo su colpo, le difese fanno fatica a tenere il passo e le esecuzioni offensive prendono il sopravvento. Keyonte George continua il suo recital, ben supportato da Lauri Markkanen e dal solito Nurkic, ma Boston resta lì, trascinata dal tiro pesante e da un Payton Pritchard in totale fiducia che mantiene corto il punteggio fino al 91-88. Nell'ultimo quarto, quando il margine d'errore si assottiglia, entrano in scena in modo definitivo Anfernee Simons e Jaylen Brown, che colpiscono la “second unit” del Jazz e riportano i Celtics davanti (99-96). Da lì in poi, Derrick White prende in mano la gestione: chiude con 13 dei suoi 27 punti nell'ultimo periodo, ma soprattutto cambia la partita dietro, complicando la vita a George e arrivando persino a stoppare Markkanen. Utah risale fino al -4 dopo un libero di Nurkic, poi però cede di schianto sul parziale firmato in serie da Brown, Pritchard e Simons fino al 123-112 che indirizza definitivamente il risultato.