È l'anno di Simone Fontecchio: perché la svolta NBA può arrivare a Miami

25.10.2025 14:35 di  Iacopo De Santis  Twitter:    vedi letture
È l'anno di Simone Fontecchio: perché la svolta NBA può arrivare a Miami
© foto di Fontecchio / via Instagram

13 punti alla prima, 14 alla seconda. In estate ha chiesto a Detroit la trade, e gli incastri NBA lo hanno portato a Miami. Gli Heat sono una franchigia unica, diversa da tutte le altre 29. La "Heat Culture" non è solo il solito claim americano, ma qualcosa di vero e tangibile. Simone Fontecchio oggi ne fa parte, nella stagione probabilmente più importante della sua carriera NBA. In scadenza di contratto, con il desiderio di dimostrare a tutti di far parte di questa lega. A noi tifosi Azzurri è evidente, ma tornando agli incastri della Lega statunitense, gli occhi degli addetti ai lavori lì sono diversi, ma anche le stesse dinamiche dei roster sono diverse. Non a Miami, dove Fontecchio vuole togliersi di dosso quell'etichetta di "tiratore europeo". 

"Penso che non mi sia stata data molta responsabilità, specialmente in difesa, in certi aspetti", ha detto Fontecchio sulla sua esperienza a Detroit. "Ma qui tutti devono avere quel tipo di responsabilità difensiva. E non dirò che mi piace giocare in difesa, ma è qualcosa di cui vado fiero. E sì, non mi piace essere visto come il classico europeo che non difende e pensa solo a tirare, capisci? Non mi è mai piaciuto. E penso di non essere mai stato così. Quindi spero di continuare a lavorarci, migliorare sempre di più, e che la gente cominci a rendersene conto", ha detto a Hoopshype.

"Sicuramente è stato faticoso, sono state tre settimane intense. Qualche problema fisico, ora è tutto risolto. Mi ci è voluto un attimo aggiustarmi, è un processo nel capire quello che Spoelstra vuole. Ma mi sento bene, fiducioso e integrato, che è una cosa importante", ha detto a La Gazzetta dello Sport. "Spero di avere questo ruolo e sempre questo impatto, è quello che cerco sempre di fare quando mi viene data l'opportunità di essere coinvolto in questo modo". Fontecchio ha giocato 21 minuti di media nelle prime due, con 13.5 punti, 3.0 rimbalzi, 1.5 assist e il 46% da tre punti. 

L'UNICO ITALIANO IN NBA
"Danilo, [Marco] Belinelli, [Andrea] Bargnani. Sono tre ragazzi che erano davvero tre talenti generazionali con cui siamo cresciuti, e tutti in Italia volevano essere come loro", racconta Fontecchio a Hoopshype. "Quindi il sogno è sempre stato lì. Ci sono andato abbastanza vicino quando avevo 18 anni: ho fatto un workout con i Celtics. Mi dissero che forse volevano scegliermi al secondo giro, ma alla fine non sono stato selezionato. Così l’idea dell’NBA è un po’ svanita dalla mia mente. L’ho lasciata andare per un paio d’anni. Poi però ho iniziato a giocare sempre di più, a giocare sempre meglio. E quel sogno è sempre rimasto lì — sembrava qualcosa di un po’ lontano, ma comunque raggiungibile. Così, negli ultimi anni della mia carriera in Europa, mi sono davvero messo in testa di dire: “Proviamoci davvero, vediamo come va.” E alla fine è andata bene. Quindi, in definitiva, sono contentissimo di come sono andate le cose nella mia carriera. Ovviamente ho ancora molta strada da fare, e sto ancora cercando di consolidare il mio ruolo qui, di costruire la mia permanenza qui, la mia carriera qui — ed è proprio su questo che mi sto concentrando adesso".