LBA - Nicola Egidio (scout Treviso): "Qui a Treviso mi sento parte di una grande famiglia"

LBA - Nicola Egidio (scout Treviso): "Qui a Treviso mi sento parte di una grande famiglia"

Pianeta Basket ha intervistato Nicola Egidio, scout ventottenne della De'Longhi Treviso. Abbiamo analizzato con Nicola diverse tematiche, a partire dall'eccellente stagione disputata dalla compagine trevigiana per poi arrivare a discutere di aspetti prettamente tecnici riguardanti il suo lavoro.

1) Primo anno che lavori con Treviso e prima qualificazione della De’Longhi ai play-offs scudetto; quali sono le emozioni nel contribuire a riportare la compagine trevigiana ad un risultato così importante? 
Le emozioni per aver contribuito, nel mio piccolo, a riportare Treviso a un traguardo del genere sono innumerevoli e variegate. Nel momento in cui ho ricevuto la chiamata della società, il primo pensiero è andato alla mia infanzia, a quando iniziai ad appassionarmi alla pallacanestro ed ebbi la fortuna di ammirare le gesta gloriose della Treviso di un tempo, ossia una contender non solo in Italia, ma anche in Europa. Siamo felici per quanto fatto, ma la via da percorrere è ancora tanta: ciò che è già abbastanza per oggi non deve essere abbastanza per domani. Dobbiamo continuare nella nostra crescita e credo che ci siano tutti i presupposti per poterlo fare. Qui a Treviso mi sono sentito subito parte di una grande famiglia, c'è tanta compattezza; coesione e unità di intenti sono il prerequisito fondamentale per centrare un obiettivo e migliorarsi sempre. Non credevamo di conseguire la qualificazione ai play-offs con così tanto anticipo; con l’andare avanti delle partite l’affiatamento è andato sempre più aumentando e percepivamo che potevamo migliorare giorno dopo giorno, ma ci siamo sempre concentrati sul lavoro quotidiano senza mai pensare a dove saremmo potuti arrivare. 

2) Nel corso della stagione siete stati una delle prime squadre a muoversi sul mercato per cambiare in corso d'opera (inserendo Sokolowski al posto di Cheese). Quanto è importante durante una stagione essere tempestivi nelle scelte e avere tutto sotto controllo? 
In una stagione possono esserci mille variabili, dagli infortuni, che costituiscono una dinamica che non è in nostro controllo, a problematiche di natura prettamente tecnica e così via. Indubbiamente la rapidità con cui ci si muove fa tutta la differenza del mondo. È imprescindibile avere una banca dati che sia sempre rapida, pronta, reattiva e aggiornata, perché il mercato ha sempre qualcosa da offrire.


3) Quanti tiers (gruppi) di giocatori mediamente una società professionistica di basket segue prima di tentare un approccio contrattuale?
È molto importante a tutti i livelli possedere diverse alternative in faretra, per il semplice fatto che non è possibile stabilire con certezza l'evolversi di una trattativa. Se una squadra ha ridotte possibilità economiche, poi, a maggior ragione deve essere brava ad avere un ventaglio di opzioni ancora più ampio. 

4) Quanto è difficile arrivare primi su un giocatore interessante ora con tutta questa tecnologia? E quanto rischio c'è di sbagliare?
È chiaro che, se non hai molti soldi, devi quantomeno avere molte idee per poter sopperire a tale mancanza. Come detto poc’anzi, la chiave è la repentinità con cui ci si muove, soprattutto in virtù del fatto che con le piattaforme che ci sono al giorno d’oggi tutti possono accedere a un’ingente quantità di informazioni in pochissimo tempo. Il rischio è insito in questo lavoro e credo che, talvolta, sia anche fisiologico sbagliare. La pallacanestro è uno sport di errori: prevale chi riesce a commetterne di meno, sia in campo che dietro la scrivania.

5) Il settore giovanile è ancora importante per far crescere la prima squadra? Non è meglio per il futuro costruire delle squadre B o affiliarsi a qualche squadra già da minorenni? 

Il settore giovanile è di capitale importanza, dal momento che è una risorsa sicura a cui poter attingere e che ti garantisce anche di essere un po’ più indipendente rispetto alle scelte di mercato da fare: se sono capace di produrre “in casa” dei giocatori di valore, ottengo più autosufficienza e flessibilità. Sebbene stiano emergendo pian piano diversi profili molto interessanti, in svariati casi, tuttavia, si tratta di ragazzi che o non si sono formati cestisticamente qui in Italia o l’hanno fatto soltanto in parte. I meccanismi di produzione dei giocatori esistenti un tempo non ci sono più, il nostro bacino di utenza non mi sembra molto esteso e certamente il protezionismo non rappresenta il terreno da solcare, giacché non fa altro che porre ostacoli alla formazione di atleti. La competitività è e deve essere l’unico “strumento” capace di determinare la creazione e la bontà di un giocatore. Quanto avviene in Spagna e, in tono minore, anche in altri paesi europei, è la dimostrazione che avere delle squadre B o delle squadre satellite militanti in serie inferiori può apportare dei benefici, in quanto, oltre al mero fatto di ricevere uno spazio considerevolmente maggiore e ad avere più tempo per crescere, giocare, maturare, ma anche sbagliare, i ragazzi, benché il livello dei campionati in questione non sia eccelso, hanno l’opportunità di sviluppare un tasso di competitività che consentirà loro di essere già pronti mentalmente per poi poter giocare ad un livello tecnico/fisico/atletico molto più alto. Non penso che la soluzione sia creare un campionato di soli giovani, per il fatto che un torneo dedicato unicamente a essi non permetterebbe loro di confrontarsi e “scontrarsi” con una realtà differente da quella a cui sono abituati, che dal mio punto di vista costituisce la base da cui partire per elevare il proprio valore. 

6) Dove ti vedi nei prossimi anni?

L’aver potuto lavorare e interagire con un gruppo di persone dal notevole spessore umano prima che professionale mi ha fatto capire, ancor di più di quanto non lo avessi già realizzato, quanto io sia un privilegiato. Per cui non posso che sperare di continuare il mio percorso di crescita insieme a Treviso, poiché ritengo ci siano le basi per fare bene e migliorare sia a livello personale che di squadra.