Raptors 2025-26: l’azzardo Brandon Ingram cambia le ambizioni di Toronto

Raptors 2025-26: l’azzardo Brandon Ingram cambia le ambizioni di Toronto
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I Raptors hanno imboccato il 2025-26 con la necessità di rialzarsi: solo 55 vittorie in due anni, a fronte dei 58 del titolo 2019 e dei 53 (su 72) dell’annata successiva. In questo contesto, la mossa che ha fatto rumore è stata la trade per Brandon Ingram, in uscita dai Pelicans e diretto verso la free agency: l’esitazione di New Orleans sull’estensione ha aperto la porta a Toronto. Proteggere l’investimento è stato il passo successivo: estensione triennale da 120 milioni per Ingram, nonostante i persistenti problemi alla caviglia e le sole 18 partite giocate lo scorso anno.

Una scelta che ha complicato ulteriormente il cap sheet già impegnato tra Scottie Barnes, Immanuel Quickley, RJ Barrett e l’estensione di Jakob Poeltl, mentre la fine del rapporto con Masai Ujiri è maturata per mancato accordo sul suo rinnovo, non per la visione di roster. Il momento rivelatore è arrivato nella NBA Cup: contro i Pacers, sul 95-95 a pochi secondi dalla fine, Quickley ha consegnato palla a Ingram a metà campo per l’isolamento su Pascal Siakam.

Stop e tiro dal mid-range: il classico 14 piedi di Ingram ha sigillato il 97-95. È il segnale della nuova gerarchia: Barnes e Quickley possono prendersi responsabilità, ma il go-to-guy è Ingram — “dargli la palla e farsi da parte”. Perché funziona: Ingram è il wing shot creator che serve per contendere a Est, capace di segnare da tre livelli se supportato in playmaking, fisicità e spaziature. Quando è stato l’unico faro, come nei playoff 2024 contro OKC, le limitazioni sono emerse (difesa di Luguentz Dort, carenza di creatori oltre CJ McCollum). A Toronto, invece, la ridistribuzione dei compiti e la fiducia esplicita nel suo finalizzare stanno cambiando la traiettoria della franchigia.