La Polonia è davvero un'intruso nell'Olimpo del basket europeo?

16.09.2022 00:36 di  Umberto De Santis  Twitter:    vedi letture
La Polonia è davvero un'intruso nell'Olimpo del basket europeo?

Le grandi stelle della NBA, i vari Antetokounmpo, Doncic, Jokic sono fuori e lontani dal podio di Eurobasket 2022. Resistono e vanno avanti quelle Nazionali che gli NBA'rs ce l'hanno, ma sono comprimari: gli Hernangomez per la Spagna, Schroder e Wagner per la Germania, Fournier e Gobert per la Francia.

Ma poi arriva l'intruso, quella Polonia senza atleti NBA dei cui risultati gli unici a non essere felici dovrebbero essere i dirigenti della Reggiana, che con Mateusz Ponitka pensavano di aver fatto l'affare dell'anno e probabilmente dopo il 18 settembre si scatenerà un'asta che non lo farà nemmeno scendere in Emilia, sfruttando l'escape. Sloveni a parte, off course.

Una combinazione? Una congiunzione di astri favorevoli? In Polonia si lavora da anni per la crescita della pallacanestro. Pur frenato dal gigantismo di periferia di Bertomeu, che era arrivato ad escludere le sue rappresentanti dall'EuroLeague per un fattore economico, si parla di un movimento cresciuto progressivamente, anche come squadra nazionale. L'arrivo di Sokolowski a Treviso è solo un passaggio della strada percorsa dal paese.

Il fattore emotivo da diversi anni - ovvero da quando i metodi di preparazione atletica e tecnica si sono uniformati a livello mondiale - è diventato elemento che fa sovente la differenza anche sul valore individuale di un giocatore. In fondo, il basket è uno sport di squadra. La Polonia ne ha mostrato in abbondanza, come abbiamo visto tutti, come l'Italia del resto, ma senza gli eccessi del nostro coach, etichettati come folkloristici.

La Polonia ha lavorato bene come l'Italia nella costruzione del gruppo e nella cultura difensiva, solo che non hanno mostrato quei dettagli negativi che ci sono costati la sconfitta con la Francia come un pacchetto lunghi di stazza adeguata al basket moderno o un naturalizzato nella posizione necessaria al lotto di giocatori selezionati.

Nel momento decisivo del match, l'ultima azione al 40' dei transalpini, la disperazione ha fatto giocare a Heurtel il pick'n'roll con Gobert che tanto aveva pagato a inizio gara. Solo che i nostri eroi erano stanchi, la forza per coprire due posizioni di Melli era agli sgoccioli. Così il play francese ha potuto sfruttare il mismatch con Spissu e pareggiare. 

La porta del pareggio è diventata un portone, Heurtel ha segnato tre volte nell'overtime sempre partendo allo stesso modo, e il cambio di marcatura è arrivato troppo tardi anche perché i nostri azzurri non intasavano più l'area e concedere l'alley-oop a Gobert sarebbe stato un suicidio. Toh, anche Heurtel non è un giocatore NBA. 

Perché è questa la morale della storiella. L'one-man band è un ruolo vincente per un musicista come Edoardo Bennato, ma nella pallacanestro professionistica alla fine della fiera non paga. Ci vuole intorno un gruppo, un'idea tecnica, una continuità di stile e tanto lavoro di preparazione dietro le quinte. Non prendiamoci in giro: non aver confermato il quinto posto delle Olimpiadi in una manifestazione senza USA, Australia e Argentina (almeno) è sicuramente un passo indietro.