FIBA WCQ - Abbiamo tutti una stella di EuroLeague da piangere

13.11.2022 21:55 di Umberto De Santis Twitter:    vedi letture
FIBA WCQ - Abbiamo tutti una stella di EuroLeague da piangere
© foto di SAVINO PAOLELLA

Parafrasando il titolo di un album del 1973 di un gruppo Jazz-rock italiano, il Perigeo, che i giovani non conosceranno ma trattandosi di una musica senza età potranno scoprirlo in futuro, abbiamo l'occasione per fare un punto sulla prima tornata della finestra di qualificazione di novembre alla FIBA World Cup 2023.

Sta succedendo di tutto: dal coach Ataman che allena in club un giocatore (Micic) che lunedì lo avrebbe come avversario (e che avversario) in Serbia-Turchia; ai dispetti del Panathinaikos che vede una preferenza federale nei confronti dell'Olympiacos che non manderà a Itoudis Sloukas per lunedì e quindi non vuole concedere Papagiannis; al sornione Luca Banchi che riscuote 21 mesi di lavoro con la Lettonia portandola per la prima volta ai Mondiali; all'italiano Pozzecco che lamenta la mancanza di varianti al gioco d'attacco della sua squadra ma lascia a casa il leader Melli, che sarà comprensibilmente stanco ma non è certo infortunato. Perfino Stati Uniti e Argentina, nel gruppo delle Americhe, devono registrare una battuta d'arresto se mancano i talenti NBA e di EuroLeague.

L'unico che mantiene una calma serafica e attraversa la tempesta con le idee davvero chiare è un fuoriclasse come Sergio Scariolo. Senza troppe scuse e senza sette giocatori del roster che ha vinto gli Europei si è presentato a Pesaro con un gruppo più giovane e onestamente più sconosciuto fuori della schiera degli addetti ai lavori del nostro, e ha pure vinto.

 

Basta confrontare le date sui moduli di presentazione al tavolo (foto Savino Paolella). Stamani sul Corriere dello Sport rende l'onore delle armi a Scariolo anche Andrea Barocci. In uno sport contemporaneo in cui si dà una grande importanza ai dettagli per definire spesso il prevalere di una squadra su un'altra possiamo affermare che la vittoria della Spagna arriva dal dettaglio di una lunga programmazione, più che dall'improvvido tecnico preso dal coach azzurro. 

Improvvido due volte: primo perché arrivato tra due liberi tirati da Mannion a 1'07" dalla fine del primo quarto - e rendiamo merito al giocatore per non aver perso la concentrazione sul secondo tiro; secondo perché senza il libero realizzato da Jaime Fernandez al 40' sarebbe finita 70-69 per l'Italia e non ci sarebbe stato supplementare.

In più il Poz, allenatore della Nazionale in 10 partite ufficiale, ha già collezionato un record crediamo già irraggiungibile per qualsiasi altro collega in tutto il mondo: 7 tecnici e 1 espulsione. Dettagli su cui si dovrebbe discutere ma su cui per carità di patria - speriamo nel nostro piccolo - gli allenatori e i giornalisti italiani glissano. Forse fanno male a non telefonargli per consigliarlo di stare più attento. A noi non ha risposto alla chiamata.

In quanto alla programmazione, vale la pena di ricordare agli immemori che l'attuale calendario FIBA è stato presentato nel 2014 per diventare operativo nel 2017. Stiamo parlando di otto anni fa, quando si pensava a togliersi un allenatore sgradito per prendere il top e fallare a Torino con la Croazia con la Nazionale azzurra più forte di tutti i tempi. Perché perdere tempo a programmare?

E' una cosa che fanno i tecnici, non i politici. I politici pensano all'oggi per l'oggi. Pensano ad applicare la legge degli antichi romani "divide et impera" fomentando una diatriba tra Olimpia e Virtus cui, fortunatamente, i due club non stanno abboccando trincerati in un rigoroso silenzio dopo l'inibizione a Zanetti. La svolta possono darla loro, rifiutando le logiche del palazzo e cominciando a pensare a produrre ricchezza dalla pallacanestro, che a piramide scenda giù e benefici tutti sotto tutti i punti di vista. La FIP attuale non ne è in grado: ma speriamo sempre che qualcuno riesca con i fatti a smentirci.