Allarme infortuni EuroLeague: solo il 10% dei giocatori in campo tutte le 38 gare in programma
Numeri da brividi ci regala questa EuroLeague 2025-2026 a venti squadre dal calendario impazzito e impossibile in cui convergono troppi interessi per non immaginarne addirittura un ulteriore sviluppo elefantiaco in stile stagione regolare NBA. Interesse di ECA di non farsi travolgere dall'offensiva chiamata NBA Europe; desiderio di vendetta di FIBA di distruggere il figlio che ripudiò la madre nell'anno 2000; bramosia di giocatori e procuratori di ottenere contratti sempre più ricchi alla faccia della sostenibilità del sistema e della salute dell'individuo; ricchi e ricchissimi mecenati o polisportive calcistiche affamati di prestigio e trofei: tutti elementi variegati ma convergenti nel risultato finale, che si è già delineato dopo solo appena otto turni giocati con tre settimane doppie.
La maggior parte delle squadre di EuroLeague si trova in difficoltà in questo periodo. Sono passati circa una quarantina di giorni dall’inizio del lungo campionato di 38 giornate (in parallelo con gli impegni nei campionati nazionali) e i numeri che emergono riguardo agli infortuni dei giocatori sono già scioccanti. Le squadre non hanno ancora disputato nemmeno il 25% delle gare della regular season, hanno utilizzato complessivamente 288 giocatori, ma solo 146 di questi hanno partecipato a tutte le partite, ovvero il 50,7%. L'Olimpia Milano è tra le peggiori: con 16 giocatori a disposizione, Ettore Messina ne ha potuti schierare appena 7 in tutte le otto partite, il 43%. Sta molto meglio Dusko Ivanovic: con 13 giocatori a disposizione, ne ha mandati sempre in campo ben 10, il 73%.
Il fattore cardine di questa situazione sono gli infortuni, dai più lievi ai più gravi. Le assenze accumulate fin dall’inizio equivalgono a una vera e propria epidemia se si proietta la situazione fino a fine stagione. Se il trend continuerà, è difficile credere che più del 10% dei giocatori riuscirà a disputare tutte le 38 partite della regular season, cosa che fino a poco tempo fa era considerata quasi scontata. Nei numeri rientrano anche i “DNP-CD” (non ha giocato per decisione dell’allenatore) e le rotazioni tattiche, che incidono sul roster nel lungo periodo. Molte squadre hanno allargato le rose (15 su 20 hanno già utilizzato almeno 14 giocatori) per prevenire imprevisti, anche se la rincorsa a nuovi giocatori è attuale anche questa mattina, e non per migliorare il roster piuttosto per tappare buchi.
Le cause? Diverse. 1) L'eccesso di gare che si accavallano - alle otto partite di EL vanno aggiunte almeno quattro dei campionati nazionali per cui si gioca di fatto ogni tre giorni - con i viaggi aerei per raggiungere le varie arene che impedisce riposo e recupero in tempi adeguati al fisico dell'individuo, che comprende anche la generazione di stress supplementare. 2) Una cattiva preparazione atletica che vuole accentuare la prestazione in termini di potenza spingendo muscoli, tendini, menischi al punto di rottura che, essendo differente da individuo a individuo, non è teorizzabile. 3) Ma abbiamo visto che là dove si è proceduto a sostituire i preparatori atletici le cose non sono migliorate, per cui ci vorremmo aggiungere una cattiva gestione degli allenamenti, fatta con metodologie superate di trenta anni fa che vedevano in campo generazioni assai differenti dal punto di vista fisico-atletico, da parte dei coach. Trenta anni fa un playmaker della stazza di Magic Johnson era una fortunata combinazione, oggi da Jokic a Wembanyama abbiamo tanti pivot e ali forti che palleggiano come una guardia. Stressare i giocatori tra una partita e la seguente può rivelarsi un autogol.