"Poche idee, ma ben confuse": lo spettacolare triennio del Comunicatore

25.09.2025 18:45 di  Umberto De Santis   vedi letture
"Poche idee, ma ben confuse": lo spettacolare triennio del Comunicatore
© foto di fiba.basketball

Grazie al buon piazzamento alle Olimpiadi di Tokyo nel 2021, l'Italia aveva raggiunto alla data del 10 agosto dello stesso anno l'ottava posizione nel ranking mondiale della FIBA con 649,28 punti, migliorando la nona posizione che era stata raggiunta nel 2015 dopo quell'Eurobasket che aprì la strada alla co-organizzazione tra più paesi. Quello di Meo Sacchetti si era rivelato un progetto solido e con ottime prospettive per l'Eurobasket 2022. Soltanto che, nel giugno precedente al torneo, il coach fu esonerato e al suo posto nominato Gianmarco Pozzecco. Al tempo avevamo definito il cambio di rotta della Federazione e il programma di Pozzecco frutto di "poche idee, ma ben confuse". Oggi tiriamo le somme di una gestione che già ad ottobre 2022 ci aveva fatto scendere nel ranking al 12esimo posto. E poi ogni anno sempre peggio fino a che l'ultimo aggiornamento, datato 15 settembre 2025, ci vede scivolare ancor più giù fino al 15esimo posto, con 640 punti davanti a Porto Rico. Eppure le premesse federali per giustificare il cambio di allenatore e che avevano visto molta stampa esultare per un cambio di passo verso tecniche di spogliatoio e di comunicazione più efficaci hanno illuso tanti, e definito una volta per tutte che la simpatia verso i giocatori e lo strizzare l'occhiolino a media e social non fanno i risultati.

Ci fa molto piacere il cameratismo esistente tra il coach e i suoi giocatori, che non hanno mancato di difenderlo al grido di "essersi divertiti" durante la sua gestione. Noi invece parecchio meno. Non vogliamo dire che sarebbe stato meglio un sergente maggiore Hartman alla Full Metal Jacket. Sappiamo tutti ormai che nello spogliatoio dei Bulls non c'era proprio un clima di amicizia cominciando da Jordan e Pippen, ma ci sono sei titoli NBA. Melli? crediamo si sia divertito a vincere l'EuroLeague con il sergente maggiore Jasikevicius. Sulle opinioni dei giocatori poco c'è da contare: se il coach non ti piace non giochi e non indossi la maglia della Nazionale, quella di un club la puoi cambiare... Fare l'amico o il fratello maggiore bonaccione può pagare nei rapporti interni, ma per pretendere la giusta concentrazione alla palla a due - andate a contarvi quanti primi quarti abbiamo regalato impunemente in questo Eurobasket 2025 - ci vuole un minimo di carisma e di pugno di ferro.

L'altro incredibile errore è l'aver scambiato un simpatico guitto pensionato del parquet per un fine comunicatore della Bocconi. La stravaganza attira, togliersi la giacca e tirar fuori la camicia dai pantaloni fa esplodere le visualizzazioni sui social. Una volta, forse due. Poi si viene a noia e si va a cercare una cosa nuova, tipo saltare in collo ad Antetokounmpo. Ma anche lì dopo il primo giro di ruota su Instagram o Tik Tok, gli utenti scivolano oltre e nelle mani della Nazionale azzurra non rimane nulla. Peggio ci sentiamo quando ci viene detto che sono gesti spontanei, non studiati, qualcuno ha scritto "goliardici". Per quelli però andiamo su youtube a riguardarci "Amici miei". Altro che studio di tecniche di comunicazione e aneliti di meritocrazia universitaria, non servono a nulla: questo il messaggio positivo che si regala ai giovani. Come dire che la ripetizione del gesto nella pallacanestro non serva ad aumentare le probabilità di eseguirlo meglio in partita, e che gli allenatori andrebbero tutti licenziati in tronco perché lo insegnano. In compenso nelle riunioni pre-gara degli arbitri la sua figura era tenuta in grandissima considerazione, vista la velocità con cui è stato espulso.

Sul gioco della squadra c'è poco da aggiungere dopo aver visto e rivisto quel timeout in cui Pozzecco dice "Ora facciamo..." diverse volte ma i giocatori vanno poi in campo senza che abbia aggiunto verbo. Anzi c'è da ringraziarli perché hanno messo tanto del loro, della loro esperienza, del c**o che si sono fatti in tanti anni di allenamenti e partite per rovesciare l'esito infausto delle gare che si profilava ad un certo punto. Tanto che lo stesso coach lo ha riconosciuto ogni volta in conferenza stampa. E che ci faceva commentare che se le cose stavano così lui che ci stava a fare oltre a prendere lo stipendio? Un autogol ad libitum...

Ma c'era una impresa in cui il rivoluzionario comunicatore di Petrucci non poteva riuscire: aggiustare la audience televisiva. Le sue esplosioni di simpatia non hanno minimamente scalfito la profondità del rapporto tra la FIP e Sky: avete notato che delle partite dell'Italia in amichevole non esistono dati ufficiali? Avete notato che i risultati di audience sulla TV in chiaro sono stati davvero interessanti, al punto che il satellitare ha voluto aggiungere numeri suoi? Veri o farlocchi, ognuno decida per sè come pensarla. Ricordiamo che i diritti delle manifestazioni internazionali non fanno capo alla FIP ma alla FIBA. E torniamo a rifare una critica che abbiamo cominciato oltre quindici anni fa, ma che non ci stanchiamo mai di ripetere. E sulla quale non abbiamo mai ricevuto nemmeno una giustificazione. Contro l'alterigia del potere nulla potrebbe anche un vero comunicatore.