Con l'infermeria già piena, i Sixers incrociano le dita per Joel Embiid
Siamo nel cuore della sconfitta contro i Nets, in apertura di terzo quarto, quando l’aria al Wells Fargo Center si fa di colpo pesantissima. Joel Embiid attacca, entra in contatto con Terance Mann e finisce a terra, rimanendo giù abbastanza a lungo da gelare tifosi, compagni e staff tecnico. Il problema è subito evidente: il ginocchio destro, quello su cui ormai si concentra ogni preoccupazione a Philadelphia. L' MVP 2023 lascia il campo e rientra negli spogliatoi, mentre qualcuno già inizia a pensare al peggio. Poi torna, stringe i denti, chiude la gara con 27 punti, ma la sensazione è che il vero risultato della serata non si legga soltanto sul tabellone.
A fine partita è lo stesso Embiid a provare a spegnere almeno in parte l’allarme. “È un’iperestensione. Sono andato negli spogliatoi per fare il punto e capire come stavo”, spiega, con un tono che vuole essere rassicurante. “Andrà bene. È sempre difficile giudicare subito quando ti fai male, quindi vedremo come mi sentirò mercoledì”. Parole che raccontano un mix di cautela e ottimismo, in una stagione in cui ogni minima noia fisica del centro camerunese viene letta come un potenziale punto di svolta. L’unico lato positivo, per i Sixers, è il calendario: due giorni senza partite prima della trasferta di venerdì a Chicago, che aprirà un “road trip” di cinque gare.
Il problema, però, è che l’infortunio di Embiid si inserisce in un quadro già da “pronto soccorso” permanente. Kelly Oubre Jr. e Trendon Watford sono fuori per problemi fisici, mentre Dominick Barlow, VJ Edgecombe e Quentin Grimes non hanno neppure messo piede in campo contro Brooklyn, fermati da un virus che negli ultimi giorni ha colpito a catena lo spogliatoio. Lo stesso malanno che ha già costretto Tyrese Maxey e lo stesso Embiid a restare a letto, allargando una lista di assenze che sembra non avere mai fine. Nick Nurse si ritrova così a gestire rotazioni sempre più corte e a dover inventare quintetti nuovi a ogni partita.
“Va avanti da un po’”, ammette l’allenatore dei Sixers, quasi rassegnato all’idea di convivere con una situazione instabile. “Probabilmente è iniziato con Tyrese, sembrava un caso isolato e invece è chiaro che si sta diffondendo. I giocatori che lunedì non si sentivano bene non sono venuti all’allenamento. Martedì mattina, visto che non miglioravano e se n’era aggiunto un altro, abbiamo annullato lo shootaround. Teniamo i ragazzi lontani dal gruppo fino al momento della partita”. È la fotografia di una squadra che prova a restare competitiva in mezzo a infortuni, influenza e paura per il ginocchio del suo uomo franchigia. E che ora guarda al viaggio a Ovest con una domanda in testa: in che condizioni ci arriverà Joel Embiid?