College Basketball e Diritti degli Atleti: il Futuro si Decide a Washington

Le stelle del college basketball, football e chi più ne ha ne metta non hanno mai avuto condizioni migliori. Tanti atleti giovani arrivati negli USA da tutte le parti del mondo si preparano a sfidarsi sul campo, ma la battaglia più importante potrebbe svolgersi lontano dalle arene: a Washington. Negli ultimissimi anni, l’espansione dei diritti dei lavoratori per gli studenti-atleti ha rivoluzionato lo sport universitario, un tempo considerato dominio esclusivo degli amatori o dilettanti.
Dopo oltre un decennio di battaglie legali e politiche culminate con la sentenza della Corte Suprema della California che ha aperto il vaso di Pandora, i giocatori possono ora cambiare università senza penalità, firmare contratti di sponsorizzazione e ricevere pagamenti diretti dagli atenei. La NCAA, che supervisiona oltre 500.000 atleti in 1.100 college, ha avvertito che questi cambiamenti potrebbero minacciare l’equilibrio competitivo e persino danneggiare gli stessi atleti.
In primo luogo, lo SCORE (Student Compensation and Opportunity through Rights and Endorsements) Act è passato in commissione alla Camera dei Rappresentanti, una pietra miliare che nessun disegno di legge sugli sport universitari aveva mai raggiunto prima. Subito dopo il presidente Donald Trump è intervenuto firmando un ordine esecutivo a luglio per “salvare lo sport universitario”, mentre i repubblicani del Congresso stanno promuovendo il controverso SCORE Act. Questa proposta di legge, sostenuta dalla NCAA, mira a impedire che gli atleti universitari vengano classificati come dipendenti e a proteggere l’organizzazione da future cause legali. Dopo le ferie estive si aspetta una difficile approvazione al Senato USA.
Jason Stahl, direttore della College Football Players Association, ha espresso preoccupazione: “Una legge federale, un ordine esecutivo e la firma di Trump cambierebbero le regole del gioco e ci farebbero tornare indietro”. La preoccupazione degli atleti privati di lucrose fonti di guadagno appena raggiunta l'età adulta è lampante. Il dibattito si concentra adesso sulla definizione dello status lavorativo degli atleti, con il National Labor Relations Board incaricato di fornire una valutazione ufficiale. Secondo le previsioni, l’agenzia sotto l’amministrazione Trump potrebbe raccomandare di non considerare gli atleti come dipendenti, ostacolando così la possibilità di contrattazione collettiva. Nel frattempo, Trump ha rilanciato il consiglio presidenziale su sport e nutrizione, coinvolgendo ex atleti come Nick Bosa e Lawrence Taylor per affrontare il caos nel college football.
Negli ultimi anni, i fondi destinati agli atleti provenivano da collettivi NIL, organizzazioni esterne che pagavano i giocatori per aderire ai programmi, riducendo il controllo degli allenatori sui roster. Le scuole più piccole hanno di conseguenza visto i loro migliori talenti migrare ogni anno verso programmi più ricchi, alimentando il malcontento tra i tifosi e la conseguente perdita della "bandiera", e sappiamo come le donazioni fatte da ex atleti divenuti stelle del loro sport hanno importanza nell'ecoomia di un college.
La NCAA sostiene che il SCORE Act è necessario per ristabilire regole chiare e stabilità nel panorama sportivo universitario. I sostenitori del disegno di legge sottolineano anche benefici come il supporto accademico, la copertura medica post-laurea e la protezione delle borse di studio in caso di infortuni. Nonostante il sostegno bipartisan, molti democratici e sindacati sportivi si oppongono al provvedimento, definendolo un attacco ai diritti degli atleti.
La deputata Summer Lee ha presentato una proposta alternativa per garantire la contrattazione collettiva, mentre altri avvertono che trasformare tutti gli atleti in dipendenti potrebbe danneggiare sport come quelli olimpici. Il futuro dello sport collegiale è in bilico, e le decisioni prese nei prossimi mesi potrebbero ridefinire per sempre il rapporto tra sport, istruzione e diritti dei giocatori.
Adesso siamo al Senato. L'avanzamento dello SCORE Act al Congresso è stato per lo più guidato dai repubblicani, ma ha un certo sostegno bipartisan, con sei co-sponsor democratici. Controlla le tre caselle che i leader dello sport universitario hanno cercato nella legislazione federale:
1- Un'esenzione antitrust limitata alla NCAA e alle conferenze: una certa protezione da cause legali ininterrotte.
2- La prelazione delle leggi statali che hanno creato un mosaico di regole e regolamenti, in particolare sui modi in cui gli atleti possono essere compensati per il loro nome, immagine e somiglianza.
3- La prevenzione degli atleti universitari dall'essere considerati dipendenti.
Il repubblicano Cody Campbell, miliardario e sostenitore della Texas Tech, è diventato una voce influente nel dibattito sulla riforma degli sport universitari. Attraverso la campagna mediatica "Saving College Sports", ha criticato lo SCORE Act, sostenendo che conferisce troppo potere alla NCAA e non tutela adeguatamente gli sport olimpici e femminili, spesso a rischio di tagli per mancanza di fondi. Nonostante le preoccupazioni di Campbell, la NCAA ha registrato un numero record di partecipanti alle sue attività nel 2024-25, segnalando una crescita generale del settore. Campbell ha attaccato i commissari Greg Sankey (SEC) e Tony Petitti (Big Ten), accusandoli di agire per interesse personale piuttosto che per il bene collettivo degli sport universitari. Si è alleato con legislatori critici dello SCORE Act, come Michael Baumgartner e Maria Cantwell, che denunciano un sistema sbilanciato a favore delle conferenze più potenti. Cantwell ha evidenziato un divario crescente nella distribuzione dei ricavi televisivi e la perdita di decine di programmi sportivi olimpici, sottolineando l’urgenza di una riforma più equa.
Campbell ha lodato pubblicamente Cantwell, definendola una partner strategica nella ricerca di soluzioni migliori. La sua posizione ha generato tensioni anche all’interno del Partito Repubblicano texano, dimostrando come la politica possa creare alleanze inaspettate. In un editoriale su USA Today, Campbell ha ribadito che lo SCORE Act, nella sua forma attuale, non è la risposta giusta, e ha proposto modifiche al Sports Broadcasting Act per garantire una distribuzione più equa dei diritti mediatici e dei fondi agli atleti. In definitiva, senza entrare nei tecnicismi della legge e negli equilibri di potere all'interno sia della politica che della stessa NCAA dove le sei conference più importanti (American, Mid-American, Sun Belt, Mountain West, Pac-12 e Conference USA) potrebbero acquisire una capacità di drenaggio di finanziamenti e sponsorizzazioni che lascerebbe soltanto briciole alle università più piccole e agli sport olimpici - da cui gli Stati Uniti traggono la quantità spaventosa di medaglie che raccolgono puntualmente alle Olimpiadi in quasi tutti gli sport - fermare la corsa agli ingaggi milionari di diciassettenni sarà un risultato che entrerà in vigore dalla prossima stagione, andando a ridefinire il passaggio di giovani atleti sulle due sponde dell'Atlantico, e non solo, farà scemare tutto questo via vai che si è creato nel 2025 al punto che una autorità famosissima nel basket come Adrian Wojnarowski è venuto in Italia per portarsi via due ragazzi. Chi l'avrebbe mai immaginato.