Tanto a poco e poi troppo rumore
Ormai sembra diventato un caso la partita Under 17 giocata in Veneto e finita 210 a 3.
Il divario abnorme non è né il primo né l'ultimo episodio del genere. Esistono squadre deboli che naturalmente soccombono di fronte ad altre. Ma non è questo l'argomento importante. Né quello che si è letto in questi giorni da tante parti.
La cosa principale è che così come bisogna saper perdere, bisogna saper vincere. La foto di gruppo della squadra vincente è la cosa che si poteva evitare: si è vinto facile, si deve essere soddisfatti. Ma poi basta.
Esultare oltre la soddisfazione non va bene. Questo non è rispetto per un avversario già afflitto dalla sconfitta eclatante. Di più sa di presa in giro che non è sportiva.
Quanto al fatto di iscrivere ad un campionato una squadra debole, l'argomento sembra risibile. Lo sport specie a livello giovanile deve essere libero e solo il campo può dare la cifra del valore di una squadra.
Perché altrimenti che dovremmo dire di squadre di professionisti che perdono con scarti di 30 o più punti? Di squadre costruite con molti soldi - in qualunque categoria e livello - che si rivelano flop straordinari?
Casomai ci si può chiedere se una squadra che perde sempre con distacchi abissali fa divertire i giocatori, ragazzi in questo caso, e se davvero tali batoste sono formative. Per chi perde. Ed anche per chi vince. Ma questo attiene ai dirigenti ed ai giocatori stessi che devono essere liberi di partecipare comunque. Qualcosa si può fare? Forse
Ogni parola in più aggiunge solo ulteriore tristezza ad un fatto già evidentemente clamoroso.