NBL Finals Gara 5 - Niente lieto fine per New Zealand. Il titolo è di Sydney

NBL Finals Gara 5 - Niente lieto fine per New Zealand. Il titolo è di Sydney
© foto di nbl.com.au

(di Davide Colotti). Back-to-back. Due di fila.

Praticamente impossibile non cedere alla tentazione del gioco di parole più scontato, quindi sì: i Sydney Kings vengono incoronati re, e mantengono il trono della NBL sconfiggendo 77-69 i New Zealand Breakers nella decisiva gara 5, che chiude i giochi sul 3-2.

Conferma in campo e conferma sugli spalti: al termine di una serie tiratissima, i campioni in carica bissano il successo del 2021/22 e migliorano, a distanza di pochi giorni, il record assoluto di spettatori in una gara della massima competizione oceaniana. Erano stati in 18.049 ad assistere a gara 3 nella Qudos Bank Arena, il Palaolimpico di Sydney, record ritoccato a 18.124 in occasione della bella.

Onore delle armi a New Zealand, protagonista di una splendida cavalcata lungo tutta la stagione. Tante, in casa Breakers, le storie che sarebbe stato meraviglioso raccontare in caso di successo (il trionfo dopo l'ultimo posto dell'anno passato, i quasi diecimila fan in delirio dopo due anni di porte chiuse causa restrizioni covid nell'arcipelago, il quinto titolo del veterano Tom Abercrombie, il bis di Tom Vodanovich in due stagioni consecutive con due squadre diverse, il coach esordiente Mody Maor sul tetto d'Oceania), ma lo sport sa essere spietato quanto equo, e alla fine hanno vinto i più forti.

Non arriva il punto esclamativo, la ciliegina sulla torta, ma la stagione dei Kiwi resta memorabile, anche se permarrà l'amaro in bocca per non aver saputo sfruttare l'occasione di andare 2-0 davanti al pubblico amico contro una Sydney incerottata, e resterà il rammarico anche per la sfida decisiva, a lungo condotta dai Breakers.

Sydney stacca nell'albo d'oro della NBL proprio New Zealand, alla quale era appaiata a quota 4 allori, e si issa terza solitaria dietro Perth (10) e Melbourne (6, di cui 4 con la denominazione di Tigers e 2 nella nuova veste di United).

È festa anche per la guardia-ala Justin Simon, equilibratore difensivo dei Kings, che, nelle stesse ore in cui alza il trofeo, viene dato vicinissimo all'approdo in Italia, sponda Verona.

Ottima la post season del classe 1996, a lungo in lizza per il titolo di MVP delle Finals. Con il rientro a regime delle stelle Walton e Cooks, lo swingman è tornato a compiti prettamente di contenimento dei migliori attaccanti avversari, chiudendo comunque la serie a 11,4 punti e 5,8 rimbalzi di media.



New Zealand strappa, Sydney ricuce. New Zealand strappa ancora, Sydney ricuce ancora e dà il colpo di grazia. Questa l'estrema sintesi della partita. Gli ospiti rasentano la perfezione in un primo quarto chiuso 11-22, con gli avversari doppiati e costretti al minimo stagionale di punti in una frazione.

Particolarmente ispirato fin da subito Barry Brown Jr., mentre, in casa Sydney, la guardia autoctona Dejan Vasiljevic si estromette da sé dall'incontro e dalla corsa al titolo di MVP con due rapidi falli.

In apertura di secondo quarto New Zealand tocca anche il +12, ma la gara subisce una prima grande inversione di rotta, con un 24-14 a favore di Sydney (10 di Cooks, 7 di Walton) che porta le due squadre alla pausa distanziate di una sola lunghezza.

Il precoce quarto fallo di Cooks toglie per qualche minuto a Sydney il suo elemento più sul pezzo nel terzo periodo, ma se c'è una cosa di cui la squadra di coach Chase Buford non difetta è la profondità del roster: saranno alla fine 10 i giocatori dei Kings a vedere il campo, tutti per oltre 10 minuti e uno solo sopra i 27.

Dall'altra parte coach Maor ruota praticamente in 6 e mezzo, affidando straordinari e responsabilità ai suoi pretoriani. Due filosofie agli antipodi, e la penultima sirena della stagione che suona in perfetta parità sul 56-56: difficile chiedere di meglio.

L'equilibrio sembra spezzarsi con un nuovo tentativo di fuga dei Breakers, che scappano velocemente sul +7 (59-66 a 7' dalla fine). Poi il black-out e l'eroe (in)atteso. Tra parentesi, perché, nel corso di tutta la serie, il play-guardia Angus Glover si era già distinto per un rendimento elevatissimo in uscita dalla panchina dei campioni in carica, castigando gli avversari con 11 punti di media in 17' e il 55% da tre.

Il mancino di Wollongong, visibilmente zoppicante e ansimante durante ogni timeout, suona la carica con un rimbalzo offensivo su proprio errore corretto in schiacciata, poi mette a segno una tripla delle sue, di quelle che pungono nel momento decisivo. Saranno 14 i punti consecutivi dei Kings, che la ribaltano fino al 73-66 firmato da uno scatenato Walton, da -7 a +7 a 2'07" dall'ultima sirena della stagione.

New Zealand non ha più la forza di rientrare, e i sorrisi cominciano ad aprirsi sulla lunga panchina di Sydney quando resta da giocare ancora un minuto. Il resto sono discorsi, cappellini e anelli in puro stile americano, poi capitan Cooks alza il trofeo e cala il sipario su una grande stagione.

L'MVP delle Finals...
Non sarebbe stato uno scandalo proclamare MVP Angus Glover, l'ottavo uomo dei Kings. Ma è Derrick Walton Jr., alla fine, a portarsi a casa l'ambito trofeo. 12,6 punti e 5 assist nella serie per il playmaker già inserito nel primo quintetto della stagione, e pur tenendo conto dell'infortunio che lo ha limitato tra gara 1 e 2, quest'ultima chiusa a 0 punti, 2 rimbalzi e 0 assist. Walton rientra nella serie con autorità e firma una gara 3 da 12+6+9, una gara 4 da 18+3+4 e chiude l'opera con 21+3+6 nella bella.



... e quello della Regular Season
Cruciale nella rimonta di gara 5 l'apporto dell'MVP della stagione regolare, Xavier Cooks, all'ultima partita in Australia prima dello sbarco in NBA in maglia Wizards. Al termine di una serie caratterizzata da molte ombre e poche luci (9,8 punti e 6,4 rimbalzi), l'ala forte classe '95 mette insieme una doppia doppia da 19+11 che è un vero compendio di tutto il suo gioco. Energia, carisma, atletismo, classe, visione di gioco (per lui anche una tripla doppia in stagione), dominio in area, ma anche la conferma dei più grossi interrogativi circa le sue possibilità a stelle e strisce: con soli 2,03 cm per 83 kg, l'ex Würzburg manca ancora completamente di una dimensione perimetrale (0 tentativi da 3 nelle Finals), e in lunetta (3/7 nella bella e meno del 54% in stagione) rischia di vanificare quanto di buono prodotto nella lotta sotto le plance.

SYDNEY - NEW ZEALAND 77-69
Sydney: Walton 21+6a, Cooks 19+11r, Glover 12+9r, Noi 11
New Zealand: Brown 22, Brantley 16, McDowell-White 12+8r+5a, Pardon 9+9r

(Davide Colotti).