Davvero l'Olimpia Milano avrebbe sbagliato a prendere Campazzo?

23.01.2023 00:06 di  Umberto De Santis  Twitter:    vedi letture
Davvero l'Olimpia Milano avrebbe sbagliato a prendere Campazzo?
© foto di SAVINO PAOLELLA

C'è da chiedersi perché Ettore Messina a novembre aveva fatto la frettolosa scelta di prendere Luwawu-Cabarrot per ovviare agli infortuni di Baron e Shields. E sapere chi gli fornisce lo scouting dei giocatori. Di fronte alla necessità di sostituire due bomber, uno con la caratteristica di rendere meglio sugli scarichi e l'altro di sapersi costruire il tiro da solo all'occorrenza è stato preso un buon giocatore che come caratteristica può valere lo Shields della fase difensiva. Non facciamoci distogliere dai 16 punti segnati ad Asvel e Alba Berlino, le due formazioni peggiori dell'EuroLeague 2022-23.

Luwawu-Cabarrot non ha mai avuto lo status di leader né a 20 anni ad Antibes e Megaleks, né nei diversi anni di NBA in cui ha viaggiato con medie di 5,9 punti, 2,0 rimbalzi, 0,9 assist in 16,0" di media nelle 690 partite giocate. Era impensabile che potesse fare la differenza buttato dentro le difficoltà oggettive di una Olimpia dove il problema principale era già evidente nella mancanza di un forte asse play-pivot. Ci piace sentire gli allenatori che parlano al cuore dei giocatori, che li incitano a dare tutto, che glissano sugli errori tecnici del gioco che propongono e che, grazie al cielo, il pubblico degli highlights e della schiacciata facile tende a non comprendere e/o a non ritenere interessante. Ma è lì che si vincono o si perdono le partite.

Luwawu-Cabarrot tra l'altro ha dovuto giocare fuori ruolo passando dalle 0,7 palle perse in NBA alle 2,1 di Euroleague. Sta crescendo insieme all'ambientazione con la squadra e il suo mattoncino alla fine lo sta portando. Ma il problema è rimasto irrisolto perché il problema non era lì. A TJ Parker è bastato cambiare la marcatura su Brandon Davies nell'ultimo quarto per sgonfiare l'EA7. Mettere la museruola a Billy Baron gli era già riuscito, il resto era stato fatto dall'incapacità di servire l'americano con un blocco e un passaggio fatti bene.

Poi a dicembre è arrivato il caso Facundo Campazzo. Con Pangos infortunato, la stampa si è buttata tutta, noi compresi, a vedere l'occasione giusta per Milano da afferrare all'istante senza nemmeno guardare uno scouting. Perché col senno di poi è facile dire che con il playmaker argentino le ultime tre sconfitte (Asvel, Zalgiris, Alba) si potevano evitare ma si tratta di un giocatore leader già nel Real Madrid e abile nel servire i compagni o nel crearsi un tiro anche nella NBA dove lo ha tradito soltanto l'aspetto taglia fisica.

Messina ha detto di essere volutamente rimasto fuori da una possibile trattativa. Dopo aver ricevuto (secondo valutazioni ipotetiche che circolano) 40 milioni per fare questa squadra non ha voluto chiedere un extrabudget a Giorgio Armani o i soldi sono davvero finiti? Oppure Campazzo e la sua effervescenza non piacciono all'idea di pallacanestro del coach? Con quale area tecnica all'interno del club Messina si è confrontato prima di fare le scelte? Non certo con Stavropoluos, costretto al ruolo di yes-man dalla doppia posizione del coach che ne è anche dirigente di livello superiore. O di una proprietà assente sotto il profilo tecnico (e ci potrebbe stare) e decisionale.

Forse è qui il vero problema dell'Armani: la struttura con un uomo unico al comando nella pallacanestro è dimostrato che non funziona. E che i ruoli alla Gianmarco Pozzecco prima e Peppe Poeta poi sono inutili. E che una idea validissima di gioco e una esperienza indiscutibile come possono fare bene bene possono toccare abissi di male male impensabili in estate. Dalla NBA sono arrivate tante novità dentro l'Olimpia, e chi ha visitata la struttura attuale è rimasto meravigliato ma sono quelle tecniche. Il vertice dell'organizzazione è sempre strutturato alla italica maniera compresa la sindrome da accerchiamento, una delle preferite dei dirigenti di serie A non solo a Milano. Ai Warriors la triade Kerr-Myers-Lacob ha fatto la storia della pallacanestro con i suoi interpreti anche estroversi come Draymond Green, la storia stessa degli Spurs racconta di dirigenze coinvolte e non solo di Popovich. Ancora una volta i dettagli fanno la differenza tra vincere e convincere.