Il mix vincente di Cantù tra bomber come Jefferson e stopper come La Torre

12.03.2019 00:52 di  Paolo Corio  Twitter:    vedi letture
Davon Jefferson
Davon Jefferson
© foto di pallacanestrocantu.com

Che segni un canestro importante per Cantù (cosa che gli accade assai spesso), prenda una mazzata sotto i tabelloni (cosa che avviene praticamente a ogni azione) o faccia il giro del campo per distribuire high-five ai tifosi (cosa che ha iniziato a fare solo di recente su timida sollecitazione di coach Brienza), Davon Jefferson ha sempre la solita, placida, quasi indifferente espressione. Dipinta su un faccione da gigante buono alla Bud Spencer, ma con una sostanziale differenza di fondo: mentre quest’ultimo aveva bisogno di arrabbiarsi per menare sganassoni ai malcapitati di turno, al centro dell’Acqua San Bernardo basta che inizi la partita per iniziare a prendere sportivamente a pallonate gli avversari. Proprio come accaduto contro la Virtus Bologna, in cui Jefferson ha stravinto il duello con Moreira e Kravic andando a un soffio dalla sua ottava doppia doppia di stagione: 27 punti e 9 rimbalzi in 33’ sul parquet, per un 30 di valutazione che ne rafforza il primo posto nella speciale classifica (guidata con 25.1 davanti a Caleb Green, della Sidigas Avellino, con 23.4). Una prova già vista da leader in campo, alla quale però - come rivelato da coach Brienza dopo la sesta vittoria di fila - si è di recente aggiunta un’interessante novità: pare infatti che Jefferson, sinora attento solo agli aspetti strettamente professionali del suo ruolo e di gran lunga il più esperto della compagnia per età (32) e carriera, dopo la partenza di Mitchell e Udanoh abbia preso a fermarsi anche dopo gli allenamenti per qualche scambio di battute con i compagni. Certo poche parole, visto il personaggio, ma di sicuro di quelle buone e utili per cementare un gruppo in cui non solo le gerarchie, ma anche i ruoli sono sempre più definiti…

L’altro senatore dell’asse offensivo
Descrittoci come tra i più motivati dopo i rivoluzionamenti del roster e il cambiamento di proprietà, Frank Gaines ha confermato le voci con una prestazione da 23 punti (a dispetto dello 0/5 da oltre l’arco) anche contro la Virtus, incluso il 3/4 finale ai liberi (su 9/10 totale) che ha di fatto regalato il successo ai  brianzoli. Con 19.5 a partita, la combo guard americana è al momento il miglior realizzatore di Cantù giusto davanti a Jefferson (18.6). Ed è indubbio che sia quello costituito dai due “senatori” l’asse offensivo dal quale parte ormai ogni volta Cantù, per poi aggiungere i punti dei meno esperti ma altrettanto talentuosi Blakes (18 anche nell’ultima uscita), Carr (12 e 5 assist, per una regia impeccabile nella seconda parte) e Davis (7 e 4 rimbalzi dopo l’exploit di pochi giorni prima con Brindisi).

I bomber… e gli stopper
In attesa che Stone divenga un oggetto meglio identificato (nel successo contro la Virtus ha messo a referto 7 punti e 5 rimbalzi, sembrando però ancora fuori dai meccanismi), la “nuova” Cantù vede oggi definirsi in maniera netta e costruttiva anche la figura degli... “stopper” (copyright dell’amico Werther). E se Parrillo è sempre stato in questo senso una garanzia, La Torre sta trovando sempre più minuti e considerazione nei compiti difensivi, che l’hanno visto francobollare con successo l’ex Chappell nel successo su Brindisi e Aradori in quello sulla Virtus. Ora la scommessa di coach Brienza, che ne è peraltro perfettamente conscio, è quella di fare in modo che come gli stopper si sanno ogni tanto trasformare in bomber, almeno nei minuti più caldi della partita avvenga anche il processo opposto. Perché se è vero che i 36 punti di Punter (di cui 18 di fila a firmare il rientro della Virtus dall’81-70 dell’ultima frazione) sono figli di un enorme talento offensivo e della determinazione a non cedere il posto a Mario Chalmers, è anche vero che quando Blakes & compagni hanno alzato l’intensità sul perimetro come nei raddoppi il canestro si è fatto un po’ più piccolo anche per la torrida mano del top-scorer assoluto. Ed è così arrivato per l’Acqua San Bernardo un successo che chiede “solo” di essere bissato domenica a Pesaro per ribaltare definitivamente le prospettive di stagione, con il vantaggio di potersi giocare a mente libera un posto nei playoff.  

Paolo Corio