Partite del cuore e pandemia, non abbassare la guardia!

06.09.2020 09:15 di Umberto De Santis Twitter:    vedi letture
Partite del cuore e pandemia, non abbassare la guardia!

No a raduni di massa come eventi sportivi in stadi calcistici come palazzetti per basket e altri sport al chiuso. La CTS anche oggi tiene duro contro tutte le pressioni di organizzatori di eventi, dagli Internazionali di tennis alla Formula 1 a Monza. Il premier Conte è chiaro contro gli eventi con pubblico, ma anche nei comportamenti individuali a porte chiuse.

A settembre ci si attendeva per storicità ciclica una recrudescenza della pandemia, e non si può abbassare la guardia. Secondo la Commissione nello sport entrano in gioco le emozioni, i gesti di giubilo, i potenziali scambi di goccioline, che sono situazioni di alta pericolosità. Per cui si è deciso di lasciare alle autorità locali la decisione di eventuali e limitate deroghe.

In questi giorni la pallacanestro italiana, cha attraverso Legabasket ha dato il via alla Supercoppa italiana, ha fornito un buon esempio grazie alle Regioni che hanno concesso le deroghe. Pubblico ben distanziato, correttamente seduto, senza inclinazioni a gesti inconsulti e pericolosi. Steward premurosi, vie di ingresso e di uscita separate, tante dirette televisive dove tutti hanno potuto vedere questo piccolo successo con i propri occhi.

Tutto il contrario di quello che si è visto l'altra sera in televisione con la strombazzata "partita del cuore". Un classico calcistico della beneficenza con la Nazionale cantanti che si ripete ogni anno. E per l'edizione speciale da coronavirus non le solite due squadre, ma quattro.

Panchine dove il distanziamento sociale si è dimostrato materia astratta di corsi filosofici tafazziani; il presentatore Carlo Conti (senza mascherina) che ha condiviso allegramente il proprio microfono, tra baci e abbracci vari, con tutti gli intervistati (rigorosamente tutti senza mascherina) come nemmeno Rudy Gobert nel video precedente la sua famosissima positività che ha messo lo stop al campionato NBA a marzo.

Se non fosse stato per gli spalti senza pubblico nemmeno ci saremmo accorti che siamo in piena pandemia. Tutto questo nelle ore in cui si è venuti a sapere che perfino il personaggio più conosciuto del connubio televisione/sport, Silvio Berlusconi, è risultato positivo.

Non abbiamo trovato nei comunicati stampa degli organizzatori della Nazionale italiana cantanti nessun avvertimento che tutti i partecipanti all'evento abbiano sostenuto i tre tamponi nelle 72 ore per confermare la loro negatività al coronavirus. Né alcuna delle rigide indicazioni che devono seguire, per fare un esempio, gli atleti impegnati al GeoVillage di Olbia.

Ieri sera più che una festa (de che?) ci è sembrato di aver assistito ad un incubo. A un messaggio di cattivo esempio per i giovani e per tutti gli italiani a trascurare tutte le precauzioni che vengono chieste ogni giorno affinché non si ricaschi nel lockdown che tanto ci ha fatto stare male in primavera.

Oggi non ne parla nessuno: siamo controcorrente per l'ennesima volta ma senza dubbio ogni immagine dell'evento ci dà ragione. D'altra parte chi ha il coraggio di mettersi contro i fan dei cantanti? Qualcuno avverta Zaia: la regione Veneto ha dato un dito, e si son presi un braccio.

E adesso noi torniamo a tifare perché a Trento, dopo i 500 spettatori della prima partita si è passati a 1.000 e si riesca a meritarsi di averne 2.000 in quella successiva. Facendo la guerra alla pandemia passo dopo passo.

Trieste ha avuto ieri contro Venezia il suo migliaio di presenze; prudenza e disciplina possono riportarci in alto. Ne abbiamo estremamente bisogno per tutto il movimento sportivo: i cantanti che giocano a pallone non devono fare tendenza.