La NBA ridisegnerà i calendari del basket mondiale o ne rimarrà vittima?

04.10.2020 07:10 di  Umberto De Santis  Twitter:    vedi letture
La NBA ridisegnerà i calendari del basket mondiale o ne rimarrà vittima?

Prima di tutto smettiamola di prenderci in giro da soli. Adam Silver, con i suoi se e i suoi ma, con i suoi "è possibile" sta preparando da consumato politico di razza il pubblico della pallacanestro mondiale al nuovo strappo della NBA. Il nuovo calendario della Lega con il campionato che esordirà con l'anno solare differenziandosi da tutti gli altri.

Qualcuno ricorderà che l'ipotesi era già stata messa in giro da Mark Cuban, e la NBA che non snobba alcuna proposta l'ha certamente studiata a puntino. Poi l'emergenza Covid-19 ha sparigliato le carte e le buone intenzioni, e di fatto questa ipotesi è diventata reale già nei minimi particolari.

La prima conseguenza è che per la fine di dicembre si dovrebbero poter riscrivere tanti roster delle formazioni di EuroLeague con l'arrivo di quei giocatori che non troveranno spazio nel mercato autunnale. E qualche ambiziosa in difficoltà, specie se potrà recuperare pubblico nel frattempo, non si farà sfuggire l'occasione.

Pensiamo - ma solo per fare un esempio - all'eventualità di un Marco Belinelli che a inizio dicembre possa decidere di tornare in Italia invece di aspettare infortuni o accidenti vari nel corso del 2021 per strappare un contrattino mentre all'Olimpia Milano c'è già pronto un armadietto e alla maglia va solo aggiunto nome e numero.

La seconda, importante conseguenza con cui avremo a che fare sono delle Olimpiadi senza dream team. Né a caratteri maiuscoli, né minuscoli. A calendario non ancora conosciuto qualche squadra potrebbe recuperare giocatori dalle squadre che non andranno ai playoff ma certo la qualificazione al torneo olimpico non è più una certezza per al Serbia, e poi all'inizio di agosto tra le 12 ammesse potremmo avere delle sorprese.

Grazie al Dream Team la FIBA si era trasformata da Cenerentola a ricchissima federazione del CIO. Senza i giocatori USA della NBA quale ridimensionamento attende a cascata tutto il mondo della pallacanestro mondiale?

Difficile adesso calcolarlo, come difficile calcolare l'impatto negativo che avrà sulla popolarità della NBA che, numeri alla mano, dal connubio con la FIBA nel 1992 aveva tratto quella linfa vitale che l'ha portata ad essere il campionato sportivo con più crescita economica negli ultimi 30 anni.

Queste Finals, e con loro quelle di Conference, hanno stabilito record di audience negativi in televisione. Silver con qualche accorgimento ne ha mascherato la portata, finora. Dice che il pubblico giovane è in salita, per esempio. Palliativi per tenere buoni gli investitori pubblicitari.

Motivi? Forse anche il Covid-19: la gente ha ben altro a cui pensare. Manca a tanti il lavoro, e almeno la serenità minima per guardare avanti e distrarsi.

Manca anche l'abitudine. Agosto, settembre e ottobre non sono mai stati mesi operativi per il basket USA, la gente pensa ancora alle vacanze e sotto l'ombrellone si segue il mercato e non la pallacanestro giocata. Rimangono due cose diverse. Altri sport occupano da tanti anni il palinsesto e scalzarli non sarà facile.

March madness: la NCAA adeguerà il suo calendario o i nuovi prospetti dovranno andare in limbo per sette mesi prima di avere un draft? O si consumerà definitivamente lo strappo con il mondo universitario lanciando definitivamente una G-League senza la popolarità che solo il blasone universitario regala oggi?

Chissà se alla resa dei conti la NBA avrà ridisegnato i calendari del basket o ne sarà rimasta vittima.