Il Real France e gli inossidabili Larkin-Micic scrivono il finale di EuroLeague

21.05.2022 08:20 di  Umberto De Santis  Twitter:    vedi letture
Il Real France e gli inossidabili Larkin-Micic scrivono il finale di EuroLeague

A un certo punto della stagione erano due squadre perse. Prima l'Anadolu Efes, che non ne voleva sapere di ingranare e che ha lottato fino in fondo per un posto nei magnifici otto. Larkin (30 anni, mica bollito) sembrava tornato svogliato dagli Stati Uniti, Micic (28 anni) sembrava distratto dalle sirene NBA, Beaubois (questo si, 34 anni) che si è perso nel finale della regular season. E Ataman, alla fine del girone di andata, aveva dubbi sulle possibilità di arrivare alla post season

Poi un Real Madrid (vincitore proprio sull'Efes nella prima gara del torneo a fine settembre) ringiovanito, orfano delle defezioni NBA e degli infortuni di Randolph e Thompkins (che non sono arrivati a giocare ieri la semifinale e sono stati messi fuori squadra), che è primo solitario il 6 dicembre e il 16 vince al Forum di Assago e poi entra in crisi con le positività multiple al Covid-19. Crisi così forte che nel mese di marzo la panchina di Pablo Laso sfiorava l'esonero (anche per le cinque sconfitte stagionali con l'arcirivale Barcelona) se non ci fosse stato il veto di Florentino Perez, ma che comunque risale fino a una qualificazione playoff tranquilla.

Di fronte a un Olympiacos Pireo sorpresa della manifestazione, dopo i tagli profondi al budget effettuati dai fratelli Angelopoulos, Ataman si è rifugiato nelle sue certezze da oltre 3 milioni di ingaggio all'anno cadauno: Shane Larkin (38'03" in campo!) e Vasilije Micic (33'52") e a un gruppo che sta insieme da diversi anni frutto di un lavoro in continuità che ha portato tre Final Four consecutive - e sarebbero state quattro senza la pandemia nel 2020. Pivot che tirano anche da tre e non escono per cinque falli se rimangono 10' in campo; ali toste e difensive cui aggiungere un Elijah Bryant che ha confermato le cose buone fatte al Maccabi; gestione mai isterica delle difficoltà dentro e fuori il campo, chiarezza delle scelte compreso chi sta in panca e chi si prende l'ultimo tiro. 

E che dire della serenità disarmante che Pablo Laso ha sfoderato davanti a un Barcelona che si avviava ad un punteggio tennistico nei confronti diretti? Dal cilindro ieri ha tirato fuori il Real France dei moschettieri Yabusele, Poirier e Causeur, e rispolverato quel vecchietto/leader e non solo playmaker di lusso Sergio Llull da oltre 29' in campo per l'infortunio di Nigel-Goss dopo 52 secondi, capace di acchiappare un rimbalzo offensivo a 5" dalla sirena come un giovincello. Niente americani capricciosi e non più idonei al sistema (Randolph in panchina da dodicesimo, e Thompkins, appunto), niente prime donne (Heurtel), niente spagnoli di contorno o serie B. Tutti gli undici che aveva con se sono entrati in campo e il solo Taylor ad aver giocato meno di 10'. Tutti per uno, uno per tutti.