Italbasket - Giorgia Sottana, capitana con il fuoco dentro

Italbasket - Giorgia Sottana, capitana con il fuoco dentro

Interviste sui giornali generalisti. Il passaggio obbligato per uscire dalla nicchia dello sport di squadra che non sia il calcio, e obbligato due volte se poi si tratta della parte femminile di qualsiasi sport. Giorgia Sottana, 31 anni e quinto campionato europeo consecutivo, anche capitano, o capitana che dir si voglia, della Nazionale azzurra si racconta alla penna di Giorgio Burreddu de Il Foglio.

Basket e fuoco. Una volta la sua mamma la chiamò per cena, era freddo, c’era la neve, Giorgia e suo fratello stavano giocando a basket nel piccolo cortiletto dietro casa. “Mio fratello si girò e le disse: Mamma, noi abbiamo la fiamma che ci scalda. Beh, è ancora così”.

Risonanza. “Dappertutto si sta pompando la figura femminile, e penso sia giusto. Se vogliamo arrivare a una parità è normale che entrambi i sessi debbano avere nello sport una risonanza mediatica forte. Finora la disparità è stata clamorosa. Leggo i commenti, gli insulti perché siamo donne, perché giochiamo a calcio o a basket. Lì esce tutta la nostra poca cultura sportiva. Negli Usa non è così. Nel basket, per esempio, non puoi vedere le donne schiacciare o fare i tiri da metà campo. Perché non siamo uomini. Abbiamo tante altre qualità che si vedono quando giochiamo. Però bisogna avere le aspettative giuste”.

Capitano/a. Mi sono detta: ‘Oh, cazzo’. So che non è da tutte diventare capitana di una Nazionale, per me è un grande onore. Però non è cambiato nulla, il mio amore per questa maglia è lo stesso di sempre. Soltanto che mi tocca fare pure da coordinatore, dare delle direttive, informare, comunicare. Insomma, un bell’impegno. Altroché”. Coach Crespi gliel’ha detto mentre stavano tutte in cerchio, lì, sul parquet, “ma non è stata un’investitura ufficiale, è stato tutto molto spontaneo e naturale, poi ho chiamato i miei genitori e li ho resi partecipi di questa cosa senza troppe menate”.

Crespi. “Ci dà grande, grandissima energia – va avanti Giorgia –, è una persona molto stimolante. Anche se a tratti penso che non sia stato capito del tutto come figura, il coach è uno che di basket ne sa tanto e ha grande entusiasmo in quello che fa. Ovviamente ci ha contagiato, siamo sulla stessa lunghezza d’onda”.

Il gruppo. “Siamo molto unite dentro e fuori dal campo – aggiunge – ognuna di noi sa rispettare gli spazi dell’altra e, al contrario, farsi carico dei problemi. Non ci sono rotture, non c’è una che dice si fa così o colà, e questo si vede anche in campo. Non esisterebbe l’una senza l’altra. Tre aggettivi ci definiscono: unite, aggressive e solide. Quando abbiamo giocato come sappiamo fare è venuta fuori la nostra vera faccia, quella del cuore, della voglia, delle ginocchia sbucciate, dell’ardore”.