A2 - Alessandro Ramagli: “Udine, una nuova esperienza per crescere assieme”

A2 - Alessandro Ramagli: “Udine, una nuova esperienza per crescere assieme”

Alessandro Ramagli, nuovo allenatore dell'Apu Udine, presenta la sua nuova esperienza.

Coach Alessandro Ramagli, con quali motivazioni si appresta ad iniziare la nuova avventura alla guida dell’APU Old Wild West Udine?

Udine è piazza di grande tradizione cestistica e si ritrova ad alti livelli, dopo aver perso il basket per alcune stagioni. C’è una nuova progettualità, una Società nuova, che è ripartita sulla spinta di due persone, il presidente Alessandro Pedone, collettore di risorse e il general manager Davide Micalich, grande organizzatore. Questa Società affonda le proprie radici nel passato, ma con uno sguardo al futuro. Ci sono tante idee per crescere a livello di struttura, senza dimenticare uno sguardo alla città. Per un allenatore far parte di un progetto del genere è molto stimolante.
 

Guardando al roster, sono due le conferme rispetto allo scorso anno (Cortese e Penna, ndr). Quali sono le principali linee-guida che hanno condotto il vostro mercato in estate e che tipo di squadra le piacerebbe vedere in campo?

Costruire un roster in A2 è abbastanza semplice: ci sono otto italiani, che rappresentano la locomotiva del treno, danno un senso tecnico e morale al gruppo. Obiettivo era mettere le radici sul territorio, e quello spiega gli arrivi di Antonutti, Zilli e Nobile, tre ragazzi friulani. Ci sono giocatori esperti, grandi conoscitori del campionato di A2 come Antonutti, Cortese e Fabi. Si doveva poi guardare al futuro, con Amato, la conferma di Penna, l’arrivo di Jerkovic, ragazzi giovani ma che già possono dare un contributo. È una squadra dotata di playmaking, con Antonutti, Fabi e Cortese che hanno conoscenza del gioco e possono dare qualità, e una parte energetica, con Penna, Nobile, Zilli e i due statunitensi Beverly e Cromer, entrambi con forte impatto fisico e atletico.
 

In cabina di regia due giovani ragazzi italiani: il classe ’94 Andrea Amato, reduce da positive stagioni a Verona, e il confermato Lorenzo Penna, del ’98, che ha già allenato nella sua ultima esperienza in Serie A2, alla Virtus Bologna. Che compito avranno nella nuova APU?

Sono due giocatori del futuro, con esperienze passate in questo campionato, intercambiabili, di qualità tecnica, e che possono giocare assieme. Sono ragazzi che devono iniziare ad alzare lo sguardo, se vogliono diventare giocatori da Serie A, uscendo dalla loro ‘comfort zone’ e consolidando le loro certezze.
 

I due Usa sono TJ Cromer, giocatore giovane, guardia del ’95, che vanta due stagioni con ottimi numeri in Romania e Ucraina, e Gerald Beverly, centro del ‘93, che scende in A2 dopo l’esperienza a Brescia in Serie A e in Eurocup. Che tipo di giocatori sono?

Il gruppo degli otto giocatori italiani si deve completare con energia ed atletismo. La storia di questo campionato ha visto vincere squadre costruite diversamente, con minore o maggiore incidenza degli Usa: nel nostro caso Cromer e Beverly ci devono dare impatto fisico-atletico, oltre che difensivo. Cromer dovrà essere meno accentratore e avere un maggior ruolo difensivo. Beverly è un ragazzo che non ha espresso totalmente le sue potenzialità nel doppio ruolo di lungo, finora è sempre stato utilizzato come ‘5’. Deve cercare di crescere iniziando ad esprimersi come ‘4’. Entrambi devono essere convinti del fatto che questa può essere un’ottima opportunità per la loro carriera.
 

L’esperienza sarà garantita da Riccardo Cortese, Agustin Fabi e Michele Antonutti, udinese di nascita e cavallo di ritorno. Che tipo di apporto si aspetta da loro, anche come spogliatoio?

L’esperienza deve essere un ‘plus’, a volte dire una parola di un certo tipo, in certi momenti della stagione, può rappresentare un ruolo di guida per un gruppo giovane, con due americani non esperti della Serie A2. Dovranno toccare i tasti giusti in certi momenti, specie in quelli difficili. Tecnicamente sono giocatori di grande qualità; avendo il peso di dividersi due ruoli, dovranno aggiungere della quantità. Ad esempio spendere dei falli e dare un contributo a rimbalzo, in relazione ai minuti giocati, più di quanto finora dimostrato.
 

La panchina con Nobile, Jerkovic e Zilli ha gioventù e vede una forte presenza di ragazzi friulani: cosa si aspetta da loro?

Mi aspetto molto da loro, l’impatto di Vittorio Nobile deve essere multi-tasking, deve cercare di capire bene il suo ruolo, per poter incidere. Anche Jerkovic è ragazzo di qualità. Zilli dovrà cercare di fare una stagione intera, ha mostrato negli ultimi due anni ad Agrigento una serie di importanti ‘flash’, dovendo purtroppo subire delle problematiche fisiche. È un ragazzo che potrà giocare assieme a Beverly, sono due giocatori che nella mia idea sono compatibili. Lo vedo un po’ simile ad un Michelori giovane, con impatto fisico, disponibilità al sacrificio, speriamo che riesca a fare un campionato senza infortuni.
 

Che tipo di entusiasmo c’è ad Udine? I 2.270 abbonamenti già sottoscritti sembrano confermare la fiducia della vostra gente nella nuova squadra.

Questa città ha avuto tanti anni di basket ad alto livello, con numeri importanti in termini di riempimento dell’impianto. C’è grande amore per questa città e questo sport, il ritorno al Carnera ha dato entusiasmo, il basket è tornato ‘nel salotto di casa’. Per noi questa è una grande spinta, sarebbe stato un dramma giocare davanti a 500 persone, rappresentare una città che partecipa così tanto è un grande piacere, non la vediamo come una responsabilità.
 

Come vede il prossimo campionato? Si ritorna alle due promozioni, al termine dei playoff, ci saranno meno squadre e c’è la novità della fase ad orologio. Ritiene che questo possa incidere sull’andamento della nuova stagione?

Alla Virtus Bologna ho giocato la A2 a 32 squadre con un’unica promozione, con quattro turni di playoff; la regular season era una sorta di antipasto, perché poi dovevi arrivavi al dolce, la finale-playoff. L’anno scorso c’era la novità delle tre promozioni, due dalla stagione regolare e una dai playoff. Quest’anno la formula è più equilibrata, non si gioca per salire subito, ci sarà poi un incrocio con l’altro girone prima dei playoff rappresentato dall’orologio. Ci sono più partite, meno turni di playoff. Ho la sensazione che il livello dei top team degli ultimi 2-3 anni non verrà raggiunto, ma ci sarà una qualità media più elevata, con un equilibrio maggiore tra i due gironi. Non mi sorprenderei se grandi nomi italiani ancora sul mercato possano accasarsi in A2, a dimostrazione dell’alto livello. C’è poi la novità della Supercoppa, ottima manifestazione ma che deve essere presa con lo spirito giusto, senza pensare che dopo 20 giorni di preparazione ci possano essere dei verdetti definitivi.
 

Che giudizio ha del campionato di A2, anche considerando le sue ultime stagioni in Serie A? Lo ritiene un campionato formativo per giovani, tecnici, arbitri, Società stesse? Com è cambiata la A2 negli anni?

È un campionato di grande formazione a tutti i livelli. Ci sono squadre con roster giovani, veramente forti, che stanno puntando su talenti molto interessanti. È un campionato di crescita per tante tipologie di club: le matricole, che nel tempo diventano potenziali vincitori, ed i club che vogliono vincere subito, perché si devono misurare con pressioni ed un livello di competizione alto. Anche per gli arbitri è un passaggio importante, rappresenta un importante trampolino di crescita. Credo sia un campionato che rispecchia perfettamente la sua ‘mission’, con una volontà di crescere a livello di format, di strutture, di solidità economica. LNP è stata brava negli anni a valorizzare e cavalcare i diversi momenti storici che si sono succeduti in questo campionato, dimostrando un grande dinamismo.