Cina vs NBA: le grandi difficoltà di Tencent nella crisi Morey

Cina vs NBA: le grandi difficoltà di Tencent nella crisi Morey

La politica non fa mai bene ai conti delle aziende. Pochi mesi fa l'emittente online Tencent, come racconta su Il Sole 24 Ore Benedetto Giardina, "ha siglato con la NBA un accordo valido fino alla stagione 2024/25, dal valore di 1,5 miliardi di dollari annui (pari a 1,37 miliardi di euro). Si tratta del contratto relativo alla cessione di diritti media più remunerativo per la Nba, tra quelli riguardanti i diritti esteri. Inoltre, il rinnovo firmato a luglio garantisce alla lega statunitense più del doppio rispetto a quanto previsto dal precedente contratto, che prevedeva una cifra pari a 700 milioni di dollari a stagione fino al 2020."

La crisi innescata da tweet pro Hong Kong di Daryl Morey, general manager dei Rockets, ha mandato in tilt la programmazione della rete televisiva e affondato i suoi conti.

Atene piange. "Dopo un temuto stop delle trasmissioni (al punto che gli utenti hanno chiesto in massa un risarcimento) con l’embargo limitatosi solamente alle gare di pre-season, lo scorso 9 novembre è stata interrotta la diretta di Lakers-Heat a causa della presenza di uno spettatore sugli spalti conia bandiera taiwanese. Il gelo tra la Cina e la Nba, per Tencent, arriva in un periodo difficile: la trimestrale di settembre si è chiusa con un crollo degli utili del 13% rispetto all’esercizio precedente, pari a circa 2,9 miliardi di dollari."

Sparta non ride. "La NBA, nel 2018,ha avuto un giro d’affari legato alle proprie attività in Cina pari a circa 4 miliardi di dollari (3,7 miliardi di euro), con diritti televisivi e merchandising in testa, ma anche con contratti di sponsorizzazione regionali che hanno portato i volti della pallacanestro americana a fare da testimonial a diverse aziende cinesi. Klay Thompson, guardia dei Golden State Warriors ha un accordo decennale con Anta, mentre l’ex cestista Dwyane Wade ha siglato un contratto a vita con LiNing."

La platea degli attori che perdono. "Altri sponsor, come la Shanghai Pudong Development Barile o l’azienda tecnologica Vivo, hanno interrotto la partnership sia con la lega che con i propri testimonial, così come fatto dalla CBA, la federazione cestistica cinese. La NBA, inoltre, dà lavoro a circa 200 persone in Cina, avendo aperto due sedi internazionali (a Pechino e Shanghai) sulle cinque presenti in tutta l’Asia, a riprova di come il mercato cinese rappresenti per la lega americana un punto chiave della sua espansione globale. Un’altra sede, però, si trova proprio ad Hong Kong, vero e proprio pomo della discordia via social."

Perdono tutti perché il regime al potere in Cina non ha lo stesso metodo di governo dei partner occidentali. Una di quelle variabili impazzite che possono rovinare i business più floridi. Ma vale la pena ridimensionarsi per non dover subìre ricatti sulla libertà di opinione?