La rivoluzionata Trento al via, Gaddo: «La ripartenza quasi da zero? È stata difficile ma...»

Alle 18:00 la Dolomiti Energia Trentino scenderà in campo per affrontare l'Acqua San Bernardo Cantù nella prima giornata di campionato. Un'estate di grandi cambiamenti per Trento, che ha chiuso un'ultima stagione da incorniciare con anche la vittoria della Coppa Italia. Nei mesi più caldi il grande esodo, le uscite di Niang e Ellis, ma anche di Pecchia tra gli italiani. E ancora gli stranieri, da Lamb a Ford a Cale. È stato difficile ripartire? Risponde il ds Rudy Gaddo a Il T Quotidiano: "Sicuramente è stato difficile, ma è anche parte di qualcosa che siamo abituati a fare perché i club come il nostro, che vogliono fare del lancio di giocatori giovani ed emergenti il loro tratto identitario, non possono aspettarsi di ripartire da un alto numero di conferme. O meglio: se un giocatore giovane e talentuoso rimane due anni nella stessa squadra, significa che non è ancora pronto per il livello superiore. È fisiologico, quindi, che dopo una stagione come l'ultima, ci sia un cambiamento netto. Eravamo pronti ad affrontare questa sfida, anzi, ci auguriamo di essere "costretti" ad affrontarla ogni anno, vorrebbe dire riuscire a confermarsi ai livelli visti la scorsa stagione che, va ricordato, è stata figlia di un percorso di almeno tre anni avviato in quelle precedenti".
Trento ha deciso di passare al 6+6, una scelta anche questa obbligata dal mercato. "È stata in parte una scelta forzata dalle contingenze di mercato, in particolare dopo la partenza di Pecchia (andato a Tortona, ndr). La sua decisione di uscire dal contratto ci ha messo di fronte a un bivio: o lo rimpiazzavamo con un altro giocatore italiano affermato come lui, o puntavamo con ancora più decisione sulla valorizzazione dei più giovani. Abbiamo virato su questa seconda opzione, e di conseguenza abbiamo deciso di aumentare anche il numero di stranieri a roster per avere più profondità".
Qualche giocatore di esperienza in più come punto di riferimento. "Dipende da come la si vuole vedere. È vero che abbiamo percepito l'esigenza di avere qualche giocatore in più che avesse già conoscenza della pallacanestro europea, ma questo è dovuto principalmente al fatto che i nostri giocatori più giovani di quest'anno sono molto più giovani di quelli che avevamo l'anno scorso: abbiamo ben tre ragazzi con meno di 20 anni (Patrick Hassan, Theo Airhienbuwa e Cheickh Niang, ndr). Consapevoli di questo e della presenza di un nuovo allenatore, che avrà bisogno dei suoi punti di riferimento, abbiamo cercato nomi stranieri un po' più affermati a questi livelli. Poi comunque va tenuto presente che nessuno di loro supera i 29 anni, quindi l'età media in realtà non è che sia molto più alta delle passate stagioni. Abbiamo cercato giocatori consapevoli di cosa significhi giocare in Europa, ma allo stesso tempo con margini di miglioramento importanti".