Carlos Delfino, libero per la serie A dove attende la Fortitudo Bologna

Carlos Delfino, libero per la serie A dove attende la Fortitudo Bologna

Carlos Delfino si trova in Argentina per motivi familiari ma è pronto per prendere un aereo e tornare in Italia per finire una stagione controversa ma che, quando è entrato in forma, l'ha visto protagonista con la maglia di Torino prima che gli screzi interni lo mettessero fuori, come tutti ben sanno. E nell'intervista a Damiano Montanari di Stadio racconta tante cose.

Fortitudo Bologna. Da uomo squadra dico che sono due le figure più importanti. La prima è il gruppo, che giocando di squadra trova sempre nuovi protagonisti. Un giorno Cinciarini può fare 20 punti, un altro può fare la differenza Leunen, mentre Rosselli è la colla che tiene tutto insieme. La seconda figura fondamentale è l'allenatore, il primo leader dello spogliatoio. Devo fare i complimenti a Martino per come gioca la sua Fortitudo.

In serie A con la Fortitudo? Ho firmato i miei ultimi tre contratti per una questione più emotiva che economica: al Boca Juniors per giocare con mio fratello Lucio, al Viteria per stare vicino ad uno dei miei migliori amici, l'allora coach Pablo Prigioni, e a Torino per la presenza di coach Larry Brown. Con la Fortitudo ho giocato, in Italia tifo per lei e a Bologna ho ancora tanti amici. Sicuramente tornare sarebbe bello. Io sono libero e a questo punto della mia carriera cerco situazioni che mi accendano emotivamente. Se l'Aquila vuole, si parlerà, ma molto liberamente.

Torino. Io sono contento della mia esperienza perché mi sento ancora un giocatore di basket e perché sono andato a lavorare con un allenatore (Larry Brown, ndr) che ha vinto tanto e che ha avuto una grande camera. Mi aveva chiesto di accompagnarlo in una esperienza e in un posto non facili per lui per aiutarlo, scambiare idee e affrontare insieme una nuova avventura. Per me è stato un grande onore. Mi sono fatto tanti amici a Torino, una città fantastica in cui la gente mi ha accolto in maniera incredibile. All'inizio ho faticato un po' a trovare la forma, però nell'ultimo mese, quando sono stato bene, mi sono divertito e in campo ho fatto il mio. Purtroppo è finita per altri motivi, che uno non si aspetta mai. Io sono tranquillo. Ho ricevuto messaggi di sostegno da tante persone, da tanti allenatori e anche da personaggi molto conosciuti del mondo del basket e del calcio. Quando sono tornato a Torino per tifare per i miei compagni la gente mi ha dimostrato grande gratitudine. Questo mi dà molta serenità. Nello sport si impara a competere, ma anche a diventare migliori come persone. E' una questione di cultura.

Libero. Ho ricevuto qualche chiamata di interessamento. Per il momento continuo ad allenarmi. Ora sono qui in Argentina per motivi familiari, però se arriva l'offerta giusta, soprattutto sul piano emotivo, sono pronto.

La pallacanestro oggi, in Italia. Oggi il basket in Italia è molto più americano. Quindici anni fa si seguiva il modello slavo, ora sembra di vedere la G-League o la Summer League. Con questa quantità di visti a disposizione la pallacanestro italiana è diventata molto più atletica ma molto meno intelligente. Bisognerebbe cambiare la situazione e pensare allo sviluppo dei giocatori italiani. Oggi la Lega italiana non li sta aiutando. Ci sono pochi posti per loro e chi entra in campo il più delle volte ha un minutaggio basso.