Gigi Datome e le difficoltà in NBA: «Ho avuto la fortuna di riuscire ad attraversare quei momenti»
Gigi Datome non ha avuto particolare fortuna in NBA. Approdato oltreoceano nel 2013 con i Detroit Pistons a 26 anni, Datome si ritrovò a giocare ben poco. La stagione successiva venne scambiato nel febbraio del 2015, dopo appena 3 gare giocate con i Pistons, ai Boston Celtics e la sua avventura in Massachusetts è durata 18 gare. Mesi non semplici per Datome, che a Basketball&Conversation (su LBA Tv) con Bargnani ricorda: "Passa sempre il bello e quello che luccica, ci vedevano di là in un mondo sognato e dovevamo essere felici. Certo il contesto è bellissimo, i problemi nella vita sono altri però ognuno ha che fare con le dinamiche personali nella quotidianità. Io sono stato mesi e mesi senza giocare. È tutto bello ma da giocatore di basket vuoi giocare. Gli alberghi sono belli, gli hotel fighissimi ma vuoi giocare".
Una sfida personale che devi essere in grado di superare da solo, dall'altra parte del mondo. "Io ho questa fotografia che tornavo a casa a Detroit, un clima da -20 dove il colore dell'asfalto è lo stesso del cielo, non avevo giocato, arrabbiato, e dici: "Sono in NBA e questo è quello che sto vivendo?". Era un cortocircuito. Mi ero attaccato un post-it che tengo ancora con uno smile che dice: "Sorridi che sei in NBA". Perché ognuno deve avere il proprio obiettivo, il mio era cercare di avere spazio per dimostrare di poter giocare anche lì. Ho avuto la fortuna di riuscire ad attraversare quei momenti, e se riesci a stare bene da solo puoi scegliere di stare con altri. Ho cercato di arricchirmi in un contesto a tratti davvero frustrante. C'è chi si fa molto influenzare e prende derive pericolose".
Bargnani ricorda di una vacanza a Miami con Datome durante la pausa All-Star Game. E il ritorno a Detroit non fu semplice per Datome. "Avevo lasciato la macchina in un terminal, non ricordo dove fosse. Ero a -20 a Detroit, ogni tanto dovevo tornare indietro per riscaldarmi e poi riprendere la ricerca. E la mattina prima ci eravamo fatti il bagno caldo a Miami, belle serate, tra amici. Sono tornato lì e ho detto: "Porca miseria, tutto bello la NBA però...".