FIP - Quell'ambiguo movimentismo decisionista che non paga dividendi

01.01.2023 08:25 di Umberto De Santis Twitter:    vedi letture
FIP - Quell'ambiguo movimentismo decisionista che non paga dividendi
© foto di SAVINO PAOLELLA

L'allarme lo avevamo lanciato il 2 ottobre: la FIP stava prendendo le distanze dalla LBA di Umberto Gandini. Disertata dal vertice FIP la presenza alla Supercoppa Italiana, forse per non correre il rischio di dover consegnare la Supercoppa Italiana a quell'antipatico contestatore di Baraldi. Sotto sotto, invece, il lavoro incessante per sganciare la serie A dal guinzaglio della Federazione era il vero motivo dell'attrito.

Fermare una LBA sostenibile, con licenze e budget garantiti, capace di costruire una via indipendente sul modello non della NBA, come qualcuno frettolosamente auspicava, quanto piuttosto sul modello della ACB con il presidente della FEB (federazione spagnola) Garbajosa senza voce in capitolo e finalmente concentrato solo ed esclusivamente alla Nazionale (riuscito) e allo sviluppo del basket nel paese (riuscito): questo il vero obiettivo.

Al presidente, che a piacere dava e toglieva alla LBA di Egidio Bianchi le deleghe e che nel 2017 ha lasciato decadere "motu proprio" la convenzione a riguardo senza preoccuparsi per cinque anni di rinnovarla, una LBA dei proprietari delle squadre che non gli deve nulla non può stare bene. L'arte del politico è sempre quella di avere a che fare con qualcuno che ti deve qualcosa. Non sappiamo se Gandini lo abbia ben chiaro, ma le ultime sortite in proposito non lasciano dubbi.

Il boccone era avvelenato fin dal 9 luglio, dopo la conferma di Gandini a presidente LBA: “La riconferma di Gandini è il risultato della convinzione e della condivisione delle Società per il lavoro svolto in questi anni di sua presidenza. In bocca al lupo al rieletto Presidente e a tutte le società della nostra Serie A” che aveva preceduto la vendita dei diritti televisivi per 10 milioni di euro, la cifra più alta dagli anni '90 a oggi.

Nell'intervista del 29 dicembre al CorSport il presidente indica proprio come cuore della polemica attuale la gestione dei diritti televisivi e dell'immagine di LBA. Un argomento da cui si era autoescluso il 12 ottobre in un'altra intervista alla Gazzetta, dopo che il 26 settembre aveva santificato l'Umberto "Gandini sta facendo i miracoli" alla presentazione della nuova stagione 2022/23. Ma dalle stelle alle stalle la via è breve, brevissima.

Perché dunque oggi minacciare pubblicamente di riprendersi una delle poche deleghe che ancora non tiene saldamente in mano quali i diritti televisivi, il cui esito aveva applaudito appena tre mesi or sono? L'aver ricordato che la convenzione è scaduta significa che il triennale di LBA con Eleven Sports e tutto l'accordo di marketing con Infront non ha alcun valore legale (che sono comunque in capo ai club per legge)? Perché rilasciare una intervista criptica, densa di minacce e senza alcuna motivazione esplicata?

Da qualche anno avevamo "consigliato" il presidente di rivedere gli accordi con la pay-tv satellitare perché si era azzerata la visibilità della pallacanestro italiana, non intesa solo come quella della Nazionale. Già perchè Sky investe sulla NBA in un solo mese più di quanto faccia con la Nazionale azzurra in un anno e il basket LBA  lo ignora quasi completamente (leggi: riepilogo settimanale in trenta secondi di Sky Tg Sport), per tacere di quello LNP.

Alla fine - dopo aver ribadito che non si poteva fare e che nel caso era un problema da risolvere per la FIBA - ha dichiarato di farlo solo perché "Così sarò meno mitragliato sui social" (espressione colorita che qualcuno potrebbe ritenere incitante all'odio). Le cose sono andate così bene che in due sole partite trasmesse in chiaro ci sono stati più spettatori in televisione che in tutto il periodo Sky precedente.

Ma invece di guardare indietro allo zero di prima come paragone, si spinge a dire che 600.000 spettatori sono pochi (rispetto a cosa non si sa: al Festival di Sanremo o all'odiata pallavolo?). E sa già a chi scaricare le colpe: a una Legabasket che tratta come un lacchè, di cui si vanta di detenere la gran parte del potere di fare e disfare le cose (preoccupante per uno che dovrebbe essere il garante della legalità), oggi santa e domani fedifraga a seconda della convenienza. Senza alcuna coerenza di giudizio e di comportamento.

Ultimo, ma non meno importante, il rapporto tra la FIP e i siti internet. Il presidente non perde battuta per dire che per lui "non esistiamo" e che "parla solo con la carta stampata" ovvero quella che non legge più nessuno e che per questo ha licenziato migliaia di giornalisti. Ci sono fior di statistiche che lo dimostrano, sono tutte consultabili su internet.

Un atteggiamento di "odio" che non gli fa onore per spingere chi lo ascolta altrove, che consente ai leoni da tastiera di mettere in dubbio la nostra credibilità, ai presidenti di società di chiudere giocatori e allenatori a doppia mandata e negare l'accesso ad allenamenti e interviste. E così favorendo quella cappa di silenzio che toglie visibilità alla pallacanestro italiana. Ma forse per questo Gandini è diventato antipatico: LBA sta puntando molto sui social, e i risultati stanno arrivando. Se FIP si riprenderà la comunicazione della serie A ripiomberemo in un altro medioevo.