La vicenda di Trapani, il mandriano e le pecore, e la cloaca dei social

La vicenda di Trapani, il mandriano e le pecore, e la cloaca dei social
© foto di SAVINO PAOLELLA

(di Emiliano Latino). È di ieri la notizia che la società Trapani Shark ha bannato per due anni un tifoso che ha firmato un post Facebook, in cui definiva il presidente Antonini un "mandriano" e i tifosi presenti al palazzetto "pecore".
Premesso che sia i mandriani e soprattutto le pecore sono un patrimonio che quel che resta di questa pseudo modernità dovrebbe preservare, quello che sconcerta è l'accezione negativa che quel post ha cercato invano di insinuare e le miserie di alcuni commenti venute a galla.
Sia ben chiaro: l'ironia e la satira non hanno nulla a che vedere con quello che spesso si legge sui social. In questo caso si è andati oltre.
Gli appassionati di palla a spicchi che comprano il biglietto di una partita non possono essere strumentalizzati per mere questioni di antipatia personale nei confronti di questo o quel presidente. E sarebbe ora che i social diventino un posto dove confrontarsi e non un bar sport a "tastiera aperta", in cui chiunque può permettersi di scrivere e pubblicare qualsiasi cosa passi per la testa senza ponderarne le conseguenze.
Utopia? Vana illusione? Può essere, di certo c'è che quando si arriva a deridere i propri "amici di fede" usando il proprio disappunto verso la gestione societaria o i comportamenti della proprietà, quella sottile linea rossa tra pseudo simpatia e ridicolo viene superata.
Chi scrive ha vissuto in prima persona le polemiche tra Torino e Trapani e qui non si vuol certo mettere lo scudo davanti a chi non ne ha bisogno. Così come abbiamo scritto di alcune scelte che non avremmo fatto, come ad esempio il video con protagonista l'ex ds D'Orta e non solo, oggi non possiamo che essere senza se e senza ma, dalla parte della città di Trapani, prima ancora che della sua società.
La cassa di risonanza che assume qualsiasi cosa svolazzi sui social network rischia di infangare l'immagine di un intero movimento che si trova invischiato in chiacchiere surreali con tutto il contorno che si allarga a macchia d'olio.
Guai se si volesse mettere un qualsiasi "bavaglio" alle opinioni altrui, ma iniziare a dare un senso alla parola responsabilità diventa quanto mai opportuno.
Le parole parlate e soprattutto quelle scritte rimangono, così come rimane l'amara realtà che a fare notizia non sia una vittoria o una giocata, ma l'ennesima "uscita" da commentare, inoltrare, condividere e magari litigarci di brutto.
Oggi è toccato a Trapani, domani chissà a chi altro. È ora di smetterla.

Emiliano Latino