EuroLeague - Daniel Hackett, evoluzione di un playmaker nato per fare il leader

Fonte: via legabasket.it
EuroLeague - Daniel Hackett, evoluzione di un playmaker nato per fare il leader
© foto di EuroLeague Basketball

Daniel Hackett è stato ospite della puntata settimanale di Area 52 su Twitch dedicata all’EuroLeague, trattando vari temi e soffermandosi su come si vede sul parquet: “Mi definisco un ‘3&D’, nel senso che sono capace di giocare in tre ruoli in modo ‘onesto’, gestendo la posizione di playmaker, essendo pericoloso qualora mi trovi al fianco di un’altra point guard che mi renda pericoloso dal perimetro e giocando da 3 come jolly nel reparto esterno con compiti specifici. Negli anni ho comunque gestito principalmente il ruolo del playmaker visto che gli allenatori mi affidavano sempre questa mansione”.

Poi Daniel ha affrontato una lunga digressione riguardo la sua capacità di essere sempre stato il capobranco della propria squadra: “Penso che questa mia leadership nasca tanti anni fa dal settore giovanile della VL Pesaro. Al tempo c’erano Riccardo Biondi e Riccardo Badioli, due allenatori che insistevano sul fatto che avessi già una spiccata personalità e che volessi sempre avere la palla in mano. Mi ripetevano spesso a 11-12 anni che avevo la tendenza ad essere un leader; l’unica cosa però è che dovevo imparare ad essere un leader positivo, perché da bambini non hai la percezione di quello che stai facendo.

Successivamente ho sviluppato questa qualità alle scuole superiori e al college negli USA grazie a Tim Floyd, il quale già nell’anno da freshman a Southern California mi ha dato la responsabilità di essere il play titolare e con giocatori come Taj Gibson e Nick Young al mio fianco. Insomma, ho imparato presto a farmi sentire negli spogliatoi. Poi in Italia a Treviso ho imparato da Gary Neal e Davor Kus, a Pesaro da Andre Collins e Ricky Hickman, fino ad arrivare a Siena in cui, grazie a coach Banchi, ho avuto l’opportunità di sbocciare alla guida di una squadra che era ai vertici italiani ed europei. Sono stati tutti degli step che mi hanno permesso di arrivare dove sono ora e di raccogliere a Mosca i crediti per quello che ho seminato”.

Infine, un’ultima analisi su come ha dovuto adattare il proprio corpo al basket del 2021: “Lo stile del gioco in generale si è velocizzato, i giocatori sono rapidi e più potenti ogni volta che sali di livello. Ai tempi di Pesaro e dell’Olympiacos pesavo 98-99 kg mentre ora cerco restare sui 92-93. Questi chili in meno sono frutto di un lavoro fisico inevitabile se volevo restare dietro alla velocità degli avversari che mi trovo di fronte. Ho perso sicuramente un po’ di fisicità per questo motivo ma ho dovuto scegliere e preferisco sentirmi più leggero e dinamico che più potente e tosto”.