NBA - Come Spoelstra ha reinventato se stesso e gli Heat

NBA - Come Spoelstra ha reinventato se stesso e gli Heat

Allenatore esigente e maniacale con la fissazione esclusiva della vittoria durante il periodo dei Big Three, Erik Spolestra capì che avrebbe dovuto reinventarsi nell'estate del 2015, alla prima postsesason senza playoff per i suoi Heat, senza LeBron James e perdendo via via i pezzi come Dwyane Wade e Chris Bosh.

Nel suo incessante desiderio di vincere, Spoelstra si rese conto che non stava più servendo i giocatori nel suo roster, motivo per cui era entrato in primo luogo nella professione di allenatore. "Ho dovuto riflettere e ricalibrarmi durante una lunga offseason", ha affermato Spoelstra a Sport Illustrated. “Ho impostato un percorso per diventare un diverso tipo di allenatore, uno che si adatta un pò di più alla mia identità e scopo. Ho dovuto scusarmi con alcuni giocatori lungo il percorso. Non ero l'allenatore che volevo essere e, soprattutto, non ero l'allenatore di cui avevano bisogno."

Reiventando se stesso come allenatore che cura lo sviluppo dei giocatori ha contribuito a ricreare una cultura del lavoro e della formazione a Miami, che oggi si può ritrovare in questo gruppo che, partito poco considerato nei pronostici, è attualmente terzo a Est (record 16-6) pur avendo giocato solo nove partite in casa (dove è imbattuto) e ben 13 in trasferta dove ha colto la vittoria in campi come Milwaukee e Toronto.

Nunn, Butler, Robinson, Leonard e Adebayo - hanno formato in modo scioccante una delle unità più efficaci della NBA. Eppure l'anno scorso era assai improbabile immaginare di vederli insieme.

Kendrick Nunn era un giocatore undrafted che veniva dalla panchina dei Santa Cruz Warriors della G League. Jimmy Butler stava lottando a Minnesota nel tentativo di progettare la sua uscita dai Wolves. Duncan Robinson era una scelta del draft finita in fondo alla panchina di Miami. Meyers Leonard era un grande incompiuto a Portland. E Bam Adebayo era bloccato in panchina dietro il ben pagato Hassan Whiteside nella rotazione degli Heat.

Dietro le quinte però c'è il grande lavoro dello staff nel formare e far progredire i giocatori. Una cultura del lavoro che ha conquistato Jimmy Butler che poteva scegliere da free agent una chiara contender al titolo oppure di rimanere ai Sixers con i quali non ci era poi andato così lontano.

"L'allenamento qui, lo sviluppo qui dentro e fuori dal campo, è una cultura di campionato", ha detto Nunn. “Vieni e lavori duro ogni giorno. Se sei un vero professionista, questo è un posto dove puoi migliorare. "

"Non ci sono giorni sprecati che tu sia in rotazione o meno", dice Robinson. “Il personale di coaching è sempre alla ricerca di come massimizzare il lavoro, questa è solo la massima enfasi. Se lavori, alla fine della stagione hai molto da mostrare. "

"Non siamo adatti a tutti nel modo in cui lavoriamo e nel modo in cui ti spingeremo", dice Spoelstra. "Ma speriamo che sia un posto di cui non ti pentirai mai, perché ti diamo il nostro cuore e la nostra anima."