A1 Femminile - Costa Masnaga, Silvia Colognesi si racconta

A1 Femminile - Costa Masnaga, Silvia Colognesi si racconta

Proseguono le interviste di Basket Costa e questa volta è il turno di Silvia Colognesi!
Silvia, sei una delle più alte in squadra: in famiglia siete tutti sopra i 180 cm? "No, mio papà e mio fratello mi battono da questo punto di vista, mentre mia mamma è più bassa".
Dalla famiglia al campo. Anche per te questa stagione ha rappresentato il battesimo in A1. Dicci la verità, contro Vigarano qualche brivido l'hai avuto prima di entrare in campo? "Certo, mi ricordo che ero molto in ansia, però allo stesso tempo curiosa di capire come fosse realmente il gioco ad un livello così alto".

Tanti giocatori superano la tensione pre-partita con qualche rito portafortuna, tu sei scaramantica? "Ho un mio rito pre-partita: prima di ogni match devo segnare da sotto tre canestri a destra e tre canestri a sinistra".

Dopo l'esordio, sono arrivati anche i primi due punti in Serie A1, nella trasferta di San Martino di Lupari, poi i 9 minuti contro Lucca e il campo della A1 rivisto solamente nel girone di ritorno a Broni. Quanto è complicato stare sotto canestro con avversarie che spesso sono anche più alte e anche con maggiore esperienza? "E molto difficile trovare dei vantaggi contro giocatrici nettamente più alte e con più esperienza, per cui cerco di sfruttare queste occasioni per migliorare il più possibile".



Dalla partita all'allenamento: qual è la prima cosa a cui pensi quando arrivi al palazzetto? "Penso solo a impegnarmi, a cercare di migliorare e, soprattutto, a divertirmi".
C'è una compagna con cui ti diverti di più? "Ovviamente mi diverto con tutte le mie compagne, ma in modo particolare con Spina e Vitto (Martina Spinelli e Vittoria Allievi)".

Hai qualche difetto che non sopporti? "Purtroppo sono molto ansiosa, mi viene l'ansia davvero per qualsiasi cosa!".

Il basket richiede concentrazione e impegno ad altissimi livelli. Quindi, più difficile mantenere la concentrazione in campo oppure in classe a scuola? "Faccio più fatica a mantenere la concentrazione a scuola, ma penso che sia una cosa normale, perché quando sono in campo mi viene naturale pensare solo a giocare, mentre quando sono in classe ci sono delle volte in cui mi perdo proprio via!".

C'è qualche aspetto in campo che vorresti migliorare? "Tecnicamente vorrei migliorare il tiro, così da avere più fiducia e consapevolezza durante le partite".

A livello giovanile Costa, tra scudetti e titoli regionali, ha vinto molto negli ultimi anni. Hai mai avvertito un po' la pressione dell'etichetta di essere considerate come le favorite? "Sinceramente no, sono consapevole che a livello giovanile siamo una delle squadre più forti, però a dir la verità non ho mai sentito una vera e propria pressione".

Domanda marzulliana: vale di più alzare al cielo il trofeo dopo un anno di sacrifici o il percorso fatto con compagne e staff indipendentemente dal risultato? "Per me è più importante il percorso fatto durante l'anno: ad esempio, in questa stagione con l'A1, indipendentemente dal risultato, penso che ognuna di noi sia cresciuta molto, sia tecnicamente che mentale, anche se è chiaro che, alla fine, vincere fa sempre piacere".

Da Costa Masnaga alla Nazionale italiana. Il tuo debutto in azzurro è avvenuto in Ungheria, con l'Italia U16, nel 2017: cosa ricordi di quei momenti? "In Ungheria mi sono divertita molto, indossare la maglia della Nazionale per la prima volta è stato molto emozionante e, al contempo, decisamente stimolante".

E, tra le altre cose, ti sei tolta pure lo "sfizio" di vincere una medaglia d'oro agli Europei con l'U16. "Un'emozione pazzesca, un misto di gioia e soddisfazione: un oro che ripaga alla grande di tutti i sacrifici e gli sforzi fatti fino a quel momento".

Tra tornei vari e Nazionale siete sempre in giro, anche in estate: non ti viene voglia di avere dei mesi estivi simili magari a quelli vissuti da tante altre tue coetanee? "Sì, certo. Spesso e non solamente d'estate dobbiamo rinunciare a diverse cose, ma comunque le soddisfazioni che raccogliamo sono tante e non ho mai avuto alcun rimpianto".

Tra trasferte e tornei, qual'è stato il viaggio più bello e perché? "L'esperienza più significativa è coincisa con lo scudetto U18 vinto a Battipaglia, dato che è stato un traguardo molto combattuto e rimarrà per sempre un ricordo speciale".

Sveliamo a tutti come è nato il soprannome Yes? "Merito di Cello (Marcello Sala, ex coach delle giovanili di Costa), che ha riutilizzato il SI iniziale di Silvia, con la traduzione in inglese che è YES!".

Quanto ti sta mancando il basket in questo periodo? "Molto, speriamo di riprendere presto: mi manca tutto, dagli allenamenti alle partite, stare insieme alle mie compagne e, ovviamente, anche tutto lo staff".