«Due problemi: infortuni e blackout»: Dan Peterson sull'Olimpia Milano. L'editoriale su La Gazzetta

07.10.2025 09:05 di  Iacopo De Santis  Twitter:    vedi letture
«Due problemi: infortuni e blackout»: Dan Peterson sull'Olimpia Milano. L'editoriale su La Gazzetta
© foto di Bertani/Ciamillo

Dan Peterson riprende l'Olimpia Milano dopo la sconfitta nella prima partita di campionato contro Tortona in casa. "L'importanza di essere l'Olimpia: perdere una partita a Milano è come perderne cinque altrove. Figuriamoci se è la prima di campionato, in casa, contro una squadra secondo i pronostici da metà classifica (anche se, forse, è un errore di valutazione). Certo che non sono contenti in casa Olimpia", scrive il coach su La Gazzetta dello Sport, sottolineando come a inizio stagione sia ben presto per un sos. Ma anche che in Europa ad altre squadre di EuroLega, come il Barcelona che ha perso con il Valencia. "Senza cercare scuse, l'Olimpia giocava la quinta partita in nove giorni: sabato e domenica in Supercoppa (vinta), martedì e giovedì a Belgrado (vinta con Stella Rossa, persa per un pelo contro il Partizan). Difficile difficilissimo! - mantenere sempre il livello di energia di Belgrado. C'è un proverbio in America: «Non puoi andare sempre al pozzo a prendere l'acqua». Milano ha speso il 90% della sua acqua a Belgrado, l'atmosfera più difficile nel mondo, la Belgrade Arena con 20.000 tifosi che fanno un tifo incredibile e un rumore assordante".

Due questioni - "Detto ciò, l'Olimpia deve fare i conti con due realtà che le danno molti problemi in questi ultimi anni: infortuni e blackout. Certo, la rosa è lunga. Ma un infortunio (o periodo di recupero) per un titolare è sempre devastante: perdi un uomo di livello, il quintetto base perde coesione, un cambio deve diventare titolare, la panchina perde un valido sostituto. Non parliamone se gli infortuni sono più di uno. Si arriva a chi può dare qualcosa anche se non è al 100%, senza correre rischi. Chi lo fa diventa leggenda. Noi coach amiamo quegli stoici più di quanto siamo capaci di spiegare. E poi i blackout. Certo, troppi parziali negativi: 4-22 contro il Partizan; 2-16 contro Tortona. La "cura"? Ovvio, avere Mike D'Antoni. Ma Mike ha 77anni e non ritorna! Allora qualcuno deve fare il "vero" play, il play "puro" e tenere le redini quando gli Apache stanno assalendo la diligenza. Nei momenti difficili, uno deve dirigere come Riccardo Muti e quattro devono cantare come i Tre Tenori e Andrea Bocelli. Niente solisti. È un "coro" che gioca. Non ci vuole un "assolo". Non ci vuole un "eroe". Ci vogliono cinque uomini che giocano come in una mischia del rugby, abbracciati e determinati".