LBA - Attilio Caja vede una Unahotels Reggiana da playoff

LBA - Attilio Caja vede una Unahotels Reggiana da playoff
© foto di Basketball Champions League

Attilio Caja, non rinnovato dalla Pallacanestro Reggiana, ha passato un estate di tutto riposo e rimane in attesa di una chiamata da parte di qualche club. Sollecitato dal Resto del Carlino, commenta il mercato estivo che ha coinvolto la sua ex squadra, che nella scorsa stagione ha portato alla finale di FIBA Europe Cup.

Mercato Reggiana. Credo che sia stato fatto un ottimo lavoro. Mantenere la spina dorsale della squadra con le conferme di Cinciarini, Olisevicius e Hopkins è stata un'operazione intelligente. In più Barozzi e Talamazzi hanno compiuto scelte interessanti e positive. D'altronde, l'anno scorso, in tutti i nostri colloqui ho avuto modo di conoscerli bene e di apprezzarli. Giocatori come Vitali, Robertson, Funderburk e Amin sono atleti di alto livello. In più c'è Ponitka che è una sorta di ciliegina sulla torta.

Li avrebbe allenati. I giocatori che sono stati scelti dall'Unahotels ­ conferma Caja ­ mi piacciono molto e così vi ho già risposto. Dal punto di vista tecnico, insomma, è la squadra che avrei costruito anch'io. Poi vi dico anche che il divorzio dalla Pallacanestro Reggiana è stato sereno. Lì da voi ho vissuto un anno e mezzo molto difficile ma, al contempo, bellissimo. L'ho già detto e non cambio idea. Probabilmente era giunto il momento di chiudere su entrambi i fronti.

Possibili obiettivi. In Champions si può provare ad andare avanti il più possibile. E' una competizione di livello più alto rispetto a quella che abbiamo disputato noi, ma non è troppo stressante, come l'Eurocup per intenderci. Permette di rifiatare e di fare qualche pausa, per cui ci sono buoni margini per nutrire qualche ambizione. In campionato, tolte le squadre di alto livello, Reggio è una delle più interessanti con Trento e Brindisi e, a mio parere, può puntare ai playoff.

Reggio e rimpianti. Quando arrivai a Reggio, nel marzo del 2021, trovai una squadra in enorme difficoltà ed era più facile retrocedere che salvarsi. Già da lì il percorso fu in salita, ma capii subito che si poteva fare bene e ho avuto la fortuna di conoscere tante persone piacevoli come Sanpietro e Sassi. L'unico rammarico è stato quello di non aver giocato al PalaBigi. Per come la squadra si era compattata, avrebbe entusiasmato tutto il palasport. Purtroppo non è stato colpa di nessuno