FIP: L'Italbasket vola a Riga. Per giocarsela...

Cinque partite, quattro vittorie. Tre con scarti ampi, una in rimonta da un 13-0 iniziale che avrebbe spezzato le gambe a chiunque. È difficile dire che a Limassol l’Italia non abbia fatto quanto ci si poteva aspettare nel miglior scenario (o quasi) possibile, in quello che era etichettato da tutti come il girone della morte. A ragione, peraltro, vista l’eliminazione, nonostante le due vittorie, della Spagna campione in carica. È la situazione negli altri raggruppamenti – soprattutto quello di Katowice – che ha disegnato un tabellone complicato, particolarmente impegnativo dal lato azzurro (dove ci saranno tre delle quattro grandi favorite della vigilia in Serbia, Germania e Francia). Da Cipro partiamo con un bicchiere abbondantemente mezzo pieno e tanta consapevolezza nei nostri mezzi, anche per le sfide che abbiamo saputo superare.
Negli ultimi tornei internazionali abbiamo visto come l’Italia di Pozzecco sia squadra che tende ad esaltarsi, a dare il meglio di sé, quando gioca a campo aperto, in transizione e con un elevato numero di possessi. Questo è avvenuto molto raramente a Limassol, perché le nostre avversarie hanno giocato su questo aspetto puntando a impedircelo. In primis l’unica a batterci, la Grecia: nel duello di giovedì scorso il piano partita di Spanoulis è stato finalizzato all’abbassamento più totale dei ritmi, rinunciando completamente alla possibilità di andare a rimbalzo offensivo pur di non concederci la transizione. Nel ritrovarci molte più situazioni a metà campo abbiamo alternato assetti con l’impiego costante di due handler, alternando diverse coppie con Pajola, Spagnolo, Spissu e Thompson.
E tutti e quattro che nel corso del girone hanno avuto almeno un grande momento, una circostanza in cui erano pienamente in ritmo e con loro la squadra. E questo non è un aspetto banale, perché da loro è poi partita la spinta per il resto della squadra. Qualsiasi considerazione sull’Italia di Limassol non può non partire da Saliou Niang, colui che ha catalizzato le attenzioni dei tifosi italiani e non solo. Per il suo essere inesauribile fonte di energia a ogni ingresso in campo, accompagnata da una sana incoscienza che l’ha portato a generare tanti momenti importanti e anche decisivi per le nostre fortune nel girone. È stato lui a rompere il parziale spagnolo, ma anche a suonare la carica contro Grecia e Georgia per esempio. Il brivido salito sulla schiena di tutti sul problema alla caviglia accusato a rimbalzo nel quarto periodo con la Spagna si è poi trasformato in un grosso sospiro di sollievo quando si è saputo che la distorsione non era delle più gravi. Sal non è solo parte di quella nuova Italia che abbiamo visto quest’estate negli europei giovanili, è il presente e con lui una batteria di ragazzi emergenti pronti a prendersi la ribalta.
Oltre a Niang c’è anche Diouf, che a differenza del suo futuro compagno di squadra alla Virtus Bologna poteva già vantare un’esperienza in un grande torneo avendo fatto parte della spedizione azzurra al Mondiale 2023. Rispetto ad allora, però, i miglioramenti di Momo sono evidenti e notevoli tra la formativa esperienza spagnola e la stagione in crescita continua lo scorso anno sotto le Due Torri. Dopo aver avuto problemi di falli nelle prime due partite, Diouf non si è lasciato intimorire mantenendo alto il livello di aggressività nell’attaccare il ferro (e nella difesa, a sua volta, del canestro azzurro). Momo è stato fattore determinante tanto nel giocare dal post quanto nello sfruttare diverse situazioni da pick&roll, situazione dove siamo cresciuti con l’avanzare delle partite. Dopo aver fatto bene nel secondo quarto con la Grecia, infatti, abbiamo faticato nello sfruttare al meglio un gioco cardine di ogni attacco a metà campo, ai 24”.
Prendere le misure a una circostanza diversa ha richiesto tempo, ma l’impressione è che l’Italia sia riuscita a farlo rafforzandosi sui suoi punti di forza: prima di tutto, la difesa. Gli azzurri hanno chiuso la fase a gironi come la migliore squadra dell’intero Eurobasket per Defensive Rating (94.3, davanti a Germania e Spagna, secondo i dati di 3step basket) ed è proprio dalla metà campo difensiva che è partito tutto, pur in circostanze dove alcuni nostri punti di forza come la capacità di leggere le linee di passaggio o il cambio sistematico possono venire meno non essendoci la dinamicità data da un ritmo alto e da un elevato numero di possessi. È da sottolineare anche l’ottimo lavoro azzurro a rimbalzo: l’Italia ha catturato oltre il 77% (77,3%, per l’esattezza) dei rimbalzi difensivi possibili, cifra che restituisce l’idea della maggiore fisicità e dell’atletismo che questa squadra ha rispetto alle spedizioni degli scorsi anni.
Dalla difesa – e da un quintetto con il duo Pajola-Thompson sugli esterni – è partito anche il momento che ha probabilmente cambiato il nostro Europeo, il 29-6 di parziale sulla Georgia che ci ha definitivamente sbloccato anche dal punto di vista offensivo soprattutto in termine della fluidità dei nostri possessi. Da lì si è poi passati all’exploit offensivo contro la Bosnia, ai 39 punti di Simone Fontecchio che hanno riscritto i libri dei record azzurri. Una prova non eguagliata dal punto di vista offensivo nelle altre quattro partite – tolta la sfida ai bosniaci, nel girone per il nostro numero 13 c’è stato un 12/41 dal campo, di cui 4/19 da 3 – ma questo non significa che il giocatore dei Miami Heat non abbia saputo essere importante al di là delle percentuali di tiro. Degna di nota la sua difesa contro Mamukelashvili, giocatore di rango NBA con cui c’è una differenza non indifferente in termini di stazza; indubbiamente importante la lucidità nel non forzare i possessi offensivi o l’entrata in ritmo, cercando di sommare tante piccole cose importanti che non sono banali quando un tiratore affidabile non vede le sue conclusioni premiate da un esito positivo.
Oltre però gli X&Os, c’è la parte relativa a uno spirito di gruppo reale, palpabile con mano pure a distanza. Gli eccellenti numeri televisivi (contro la Spagna si è superato il milione di spettatori della sola Rai 2, ma pure contro la Bosnia la risposta è stata eccellente nonostante la concorrenza della Serie A di calcio) confermano una volta di più come gli appassionati italiani si stanno emozionando a seguire una squadra che si emoziona a sua volta per prima, che gioca con un’intesa, una coesione, una voglia di parlarsi e migliorarsi che ha davvero pochi eguali in un contesto come quello del basket per nazionali, che difficilmente offre terreno fertile per lo sviluppo di tale affiatamento dati i tempi ridotti della sua attività. Senza contare la voglia di fare quel passo in più, di non risparmiarsi – esempio celebre, in questo senso, è il doppio tuffo a metà campo, per cercare un difficile recupero, di Procida contro la Spagna – che dice tanto (forse tutto) di questi ragazzi. Che giocano per un sogno, un obiettivo, ma anche per rendere orgoglioso chi non c’è nonostante sia parte integrante di questa generazione, come Stefano Tonut e soprattutto Achille Polonara, presenza costante in quel di Limassol.
A Riga ci attende, come prima sfida da dentro o fuori, un incrocio indubbiamente delicato. L’ultimo ricordo legato alla Slovenia ci porta a due anni fa, all’ultima partita dell’inimitabile carriera di Gigi Datome e a una finale per il 7° posto al Mondiale di Manila persa in volata, anche per l’ennesima prova da campione della stella più grande dei nostri “vicini di casa”. Luka Dončić è stato il miglior marcatore della fase a gironi, il giocatore dallo ‘usage rate’ più alto (38,3%), e per elencare tutte le voci statistiche fuori dal normale si impiegherebbe l’intero pre-partita che ci separa dalla palla a due di domenica pomeriggio. È chiaramente l’esempio più classico di “uomo solo al comando”, ma sarebbe un peccato capitale sottovalutare l’impatto potenziale di una squadra assai diversa rispetto a quella incrociata nelle Filippine. È da sottolineare come due elementi importanti della squadra di Sekulić stiano vivendo un ottimo Europeo dal punto di vista delle percentuali offensive – Murić sta viaggiando al 47.6% da 3 su 4.2 tentativi di media, Hrovat tira col 42.1% dall’arco su 3.8 tiri tentati – e il ritmo alto tenuto dagli sloveni può sicuramente giovare loro come allo stesso Dončić.
La Slovenia è infatti la quarta squadra di questo Europeo per PACE (76.5, tra le qualificate agli Ottavi fa meglio la sola Finlandia) e per Offensive Rating (123.4, dietro alle sole Germania, Turchia e Grecia). È dietro, difensivamente, che è decisamente vulnerabile – tra le 16 che si giocheranno una medaglia a Riga è la peggiore con 117.4 di Defensive Rating – e la coperta corta sotto canestro con il solo Alen Omić come centro di ruolo nel roster è aspetto che possiamo esplorare. Se da un lato la squadra di Sekulić può essere l’avversaria ideale per giocare la nostra “classica” pallacanestro, dall’altro è possibile che la chiave della partita possa risiedere nel continuare a insistere su questo doppio vestito che il girone di Limassol ci ha portato a confezionare, anche perché le maggiori difficoltà slovene a Katowice sono arrivate proprio in situazioni di difesa schierata e ritmi bassi. Sarà sicuramente un esame da approcciare con la massima concentrazione e il miglior atteggiamento possibile sin dalla palla a due, ma se la settimana cipriota è d’esempio indicativo credere negli Azzurri non è la scelta sbagliata.